6 luglio 2022

Margin call (J.C. Chandor, 2011)

Margin call (id.)
di J.C. Chandor – USA 2011
con Kevin Spacey, Zachary Quinto
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Visto in TV (Now Tv).

Quando un giovane analista del rischio (Zachary Quinto), studiando i dati raccolti da un collega appena licenziato (Stanley Tucci), si rende conto che il mercato dei mutui subprime sta per crollare e lo comunica al suo superiore (Paul Bettany), questi mobilita a sua volta il proprio capo (Kevin Spacey) e, risalendo la catena di comando, si arriva al grande boss (Jeremy Irons) della potente società di trading per la quale lavorano, una banca d'investimenti di Wall Street. In una drammatica riunione notturna, tutti si rendono conto che la loro stessa società è troppo esposta per reggere l'urto dell'imminente crisi. Viene così presa la decisione di svendere ad ogni costo, già l'indomani mattina, tutti i titoli tossici in loro possesso, senza preoccuparsi delle conseguenze sugli ignari acquirenti. Thriller notturno e corale su temi economici, sceneggiato dallo stesso regista (all'esordio nel lungometraggio) e ispirato alla grande crisi del 2008 (la società di trading nel film non viene mai nominata, ma è chiaramente modellata sulla Goldman Sachs). Ambientato nell'arco di sole 24 ore, rende interessante un argomento (per me) "fumoso" come il mercato finanziario, popolato da yuppie cinici e spregiudicati e da scambi di denaro e azioni spesso del tutto "virtuali" (gli stessi personaggi commentano amaramente come, molti di essi, abbiano lasciato professioni e lavori che producevano qualcosa di "tangibile", quali ponti o razzi, per dedicarsi all'analisi di numeri su uno schermo da cui però dipendono le vite e i destini di molte persone). "Se fossi rimasto a zappare la terra, ci sarebbe qualcosa di tangibile a testimoniarlo", dice uno di loro. Fra decisioni difficili, crisi personali, compromessi morali e riflessioni sul capitalismo (o meglio, sulla sopravvivenza delle grandi corporazioni, anche a scapito del bene comune), la pellicola si concentra sui dialoghi e gli scontri fra personaggi non privi di tratti umanizzanti (vedi il dolore di Kevin Spacey per la morte del suo cane). Visti i temi esistenzialisti, e fatte le dovute distinzioni, siamo più dalle parti del "Cosmopolis" di Cronenberg che da quelle de "La grande scommessa" di McKay (per citare altre due ottime pellicole recenti sull'argomento). Ottimo il cast, che comprende anche Simon Baker, Demi Moore e Penn Badgley. Nomination agli Oscar per la sceneggiatura.

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