18 luglio 2022

Il rapporto (Abbas Kiarostami, 1977)

Il rapporto (Gozaresh)
di Abbas Kiarostami – Iran 1977
con Kurosh Afsharpanah, Shohreh Aghdashlu
**1/2

Visto su YouTube, in originale con sottotitoli inglesi.

Mahmad Firouzkoui (Afsharpanah) lavora come impiegato all'ufficio tasse del ministero delle finanze. Accusato di aver preso una mazzetta per accelerare una pratica, viene sospeso dal lavoro: e nel frattempo i problemi economici e contemporaneamente i frequenti dissidi con la moglie Azam (Aghdashlu), insoddisfatta della vita coniugale, portano la coppia sull'orlo della rottura... Il secondo lungometraggio di Kiarostami è un film molto distante dal cinema di taglio poetico e neorealista che caratterizzerà in seguito la sua cifra stilistica, e non solo per l'ambientazione moderna e urbana (girato poco prima della rivoluzione islamica, mostra una Teheran dove si gioca d'azzardo, si beve e si fuma): nella sua analisi del malessere di una coppia borghese (e dei meandri di un lavoro burocratico) anticipa semmai in certe cose i lavori di Asghar Farhadi ("Una separazione", "Il cliente"). Nonostante il discreto successo di pubblico e critica all'epoca, resta certo un capitolo minore della filmografia del regista (benché, a ben cercarli, vi si possano ritrovare alcuni echi di lavori successivi – come "Il sapore della ciliegia"), ma tutto sommato ne mette in mostra molte qualità, a cominciare dalla capacità di ritrarre personaggi e ambienti con tocchi leggeri e quasi invisibili: si pensi alle lunghe sequenze dove il protagonista resta quasi sullo sfondo, mentre in primo piano ci sono persone qualunque impegnate in discorsi di tutti i giorni che però riecheggiano nel privato (come la scena nel bar dove Mahmad si reca a bere una birra, dove gli avventori discutono di denaro, felicità e pace con la propria coscienza), e che servono a fare "atmosfera" contribuendo al realismo del film. Kiarostami non giudica i suoi personaggi, che in un certo senso rappresentano il cittadino medio (o mediocre), e nel dissapore fra marito e moglie non prende le parti di nessuno né tantomeno cerca di edulcorarne i difetti: molto bello in particolare il finale, quasi sospeso ma significativo, efficace nella sua semplicità. In più, stupisce sempre il modo in cui il regista riesce a far "recitare" i bambini (in questo caso, la piccolissima figlia della coppia). Kiarostami ha affermato di essersi ispirato alle vicissitudini di due nuclei famigliari di sua conoscenza, i cui litigi vanno avanti quasi per abitudine, innescati da piccoli episodi senza un vero motivo, ma è possibile che vi siano confluiti aspetti autobiografici (stava a sua volta per separarsi dalla propria moglie). Curiosità: si tratta del suo primo film (e in questo resterà unico per altri diciassette anni) a essere prodotto con capitali privati, anziché finanziato da istituti governativi).

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