13 luglio 2022

Gran casino (Luis Buñuel, 1947)

Gran casino, aka En el viejo Tampico
di Luis Buñuel – Messico 1947
con Jorge Negrete, Libertad Lamarque
*1/2

Visto in divx, in originale con sottotitoli inglesi.

Il film che segna ufficialmente il ritorno di Buñuel alla regia, a quattordici anni di distanza da "Las Hurdes" (nel frattempo aveva continuato a lavorare nel cinema come produttore e supervisore del doppiaggio, ed era fuggito dalla Spagna franchista per trasferirsi prima negli Stati Uniti e poi in Messico), e che inaugura dunque il suo "periodo messicano", è una pellicola musicale realizzata per conto del produttore di origine russa Óscar Dancigers. Si tratta di un film puramente commerciale e privo della minima influenza surrealista, girato con relativa competenza ma di scarso valore dal punto di vista artistico (è forse il titolo meno interessante di tutta la filmografia buñueliana). Il suo unico punto di forza, diciamo così, risiede nei due interpreti, due divi molto popolari nel Messico degli anni Quaranta (che a quei tempi stava vivendo il periodo forse più fortunato della propria industria cinematografica): l'argentina Libertad Lamarque e il messicano Jorge Negrete, attori e cantanti protagonisti di molte commedie musicali. Si tratta di un film di genere charro, equivalente al western statunitense (il "gran casino" del titolo è praticamente un saloon, dove si beve, si gioca d'azzardo e si assiste a spettacoli musicali), ambientato in una zona di frontiera, a Tampico, durante il boom delle estrazioni petrolifere. José Enrique (Francisco Jambrina), proprietario di un giacimento che rifiuta di vendere a una potente compagnia straniera, viene ucciso dagli uomini di Don Fabio (José Baviera), il losco proprietario del casino locale: e a proteggere il pozzo di petrolio, passato ora nelle mani della sorella Mercedes (Lamarque), è il coraggioso bracciante Gerardo (Negrete), che naturalmente si innamora anche della donna. La parte più interessante della vicenda è probabilmente quella centrale, in cui Mercedes indaga in incognito sulla sorte del fratello (nessuno, nemmeno Gerardo, conosce la sua identità). Ma premesse e conclusioni sono quantomeno pretestuose, e alla fine ci si ricorda soprattutto delle numerose canzoni (alcune delle quali interrompono il flusso della storia) interpretate dai due protagonisti (Buñuel rammenta: «Li facevo cantare in continuazione, come se fossero in competizione»). Nonostante tutto, scarso il successo al botteghino: Don Luis tornerà alla regia, sempre in Messico, solo due anni più tardi.

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