21 aprile 2021

Ombre (John Cassavetes, 1959)

Ombre (Shadows)
di John Cassavetes – USA 1959
con Lelia Goldoni, Ben Carruthers, Hugh Hurd
***

Visto in TV (Prime Video).

Tre fratelli, neri ma con diverse tonalità di colore della pelle, abitano insieme a Manhattan: Hugh, il maggiore, fa il cantante nei locali notturni della città e di tutto il paese, e per questo motivo è spesso assente per lavoro; il tormentato Ben, musicista jazz e trombettista, trascorre il suo tempo bighellonando con gli amici a caccia di ragazze; e Lelia, solo ventenne, è aspirante pittrice e scrittrice. Quando incontra il giovane bianco Tony, Lelia se ne invaghisce e fa l'amore con lui per la prima volta: ma il ragazzo, scoprendo la sua origine etnica, ha un momento di riluttanza, e tanto basta a Hugh per cacciarlo via. L'opera prima di Cassavetes, pellicola indipendente finanziata grazie a un appello in radio e con attori reclutati in parte attraverso un annuncio sul giornale (tranne i protagonisti, studenti del corso di recitazione tenuto dallo stesso regista), rappresentò un autentico shock nel mondo del cinema americano dell'epoca, così dominato dagli studios di Hollywood. Qui siamo in tutt'altro ambiente, quello della costa est, e con un metodo di lavoro del tutto nuovo, basato sull'improvvisazione (la didascalia finale recita infatti: "The film you have just seen was an improvisation"), il che lo accumuna alla musica jazz che per molti versi è il filo conduttore della pellicola dal punto di vista formale (la macchina da presa libera, il montaggio rapido e aggressivo, gli "attacchi" dei vari personaggi, i dialoghi realistici). Anche la scelta del tema da trattare, il vissuto quotidiano di personaggi "normali", è quanto mai lontano dall'artificialità e della spettacolarizzazione melodrammatica del cinema di Hollywood, avvicinandosi semmai alla Nouvelle Vague francese (che stava per esplodere in contemporanea) e fornendo – per dirla alla Mereghetti – un "primo assaggio di quella nevrosi newyorkese che tanta parte avrà nel cinema americano anni settanta" (da Woody Allen a Martin Scorsese). E se una relazione interrazziale era ancora tabù nel cinema e nella società americana degli anni cinquanta, a Cassavetes più che del razzismo in sé interessa raccontare del "disorientamento esistenziale" che colpisce un po' tutti, bianchi e neri, giovani e vecchi. Da notare che nella realtà né Lelia Goldoni (di origine italiana) né Carruthers erano afro-americani. Una prima versione del film, girata nel 1957 e proiettata in pubblico nel 1958 con scarso successo, è stata considerata per lungo tempo perduta, prima di essere ritrovata nel 2004. La versione comunemente diffusa è invece la seconda, girata nel 1959 e preferita dallo stesso regista (che riteneva la prima "troppo fredda e intellettuale"). La colonna sonora è in parte opera del jazzista Charles Mingus, con improvvisazioni del sassofonista Shafi Hadi. Tony, il fidanzato bianco di Lelia, è interpretato da Anthony Ray, figlio del regista Nicholas. Apprezzato anche all'estero (vinse un premio della critica alla mostra di Venezia), il film fu responsabile in gran parte della nascita del movimento del cinema d'avanguardia negli Stati Uniti.

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