15 aprile 2021

Evita (Alan Parker, 1996)

Evita (id.)
di Alan Parker – USA 1996
con Madonna, Antonio Banderas, Jonathan Pryce
***1/2

Rivisto in DVD.

Questo adattamento cinematografico dell'omonimo musical di Tim Rice (testi) e Andrew Lloyd Webber (musiche), incentrato sulla vita della leggendaria "first lady" argentina Evita Perón, colpisce innanzitutto per gli interpreti. Nelle tre parti principali (le uniche di rilievo, peraltro) troviamo la cantante pop Madonna, non nuova a prove cinematografiche (non sempre ben accolte dalla critica: per questo ruolo, invece, vinse a sorpresa il Golden Globe come attrice), e due attori che danno ottima prova di sé anche come cantanti, l'accalorato spagnolo Antonio Banderas (in un ruolo "multiplo": il musical originale lo accredita come Che Guevara, ma nel film è semplicemente un testimone ubiquo delle vicende della protagonista, alle quale assiste e che commenta – spesso con toni caustici, distaccati o critici – lungo tutto l'arco della sua vita, nei panni di volta in volta di barista, giornalista, contadino, contestatore, ecc.) e il flemmatico britannico Jonathan Pryce (nei panni di Juan Domingo Perón). Ma non è da sottovalutare l'approccio scelto dal regista Alan Parker (non nuovo ai film musicali, avendo già diretto "Saranno famosi" e "Pink Floyd – The Wall", e che ha preso il posto di Oliver Stone, inizialmente legato al progetto), che rinuncia del tutto alla via del "teatro filmato" (tipica di molte pellicole di questo tipo, basti pensare al "Jesus Christ Superstar" tratto da un altro lavoro di Lloyd Webber) in favore di quella cinematografica. "Evita" sembra un film che si svolge nelle strade e nei luoghi reali, non su un palcoscenico. E le immagini accompagnano in modo appropriato ogni cambio di mood della colonna sonora, valorizzando la musica (e venendone valorizzate a loro volta), grazie anche all'ottima ricostruzione storica, alle scene di massa, e all'eccellente fotografia (di Darius Khondji) dai colori caldi e luminosi. Come a sottolineare la natura cinematografica dell'opera, si comincia proprio nella sala di un cinema, nell'Argentina del 1952, quando la proiezione viene interrotta per dare la notizia della morte (a soli 33 anni: come Gesù!) di Evita. E dopo le immagini dell'immenso e sontuoso funerale di stato, con un flashback torniamo indietro a raccontare l'infanzia della nostra protagonista, seguita dalla sua lenta scalata verso il successo e la gloria. L'obiettivo è quello di analizzare come nasce un'icona sociale, senza tralasciare – anche se restano in secondo piano – le questioni politiche (si mostrano le proteste di piazza, la repressione, il fascismo peronista, il torbido passato della stessa ragazza).

Per molti versi Evita è una figura simile al Gesù di "Jesus Christ Superstar", con tanto di connotati religiosi (il suo popolo la venera come una santa), l'ascesa e il calvario, nonché la presenza di un personaggio (lì Giuda, qui il Che) che la osserva dall'esterno e si interroga – o fa interrogare noi spettatori – sulla sua vera natura nel grande schema delle cose, la sua personalità, i suoi desideri, le sue ambizioni. Certo, in assenza di questioni teologiche-metafisiche, la lettura qui è più semplice: la classica ragazza povera che sogna il riscatto e il successo ("La più grande arrampicatrice sociale dopo Cenerentola"), utilizzando ogni mezzo a propria disposizione e, in particolare, il fascino che esercita sugli uomini. Nella prima fase del film, dunque, assistiamo alla sua scalata sfruttando chi credeva di sfruttare lei (dal cantante Magaldi a un fotografo di moda, dal proprietario di una radio a un ufficiale dell'esercito: tutti uomini che vengono sedotti e abbandonati uno dopo l'altro), fino a raggiungere l'obiettivo finale: il colonnello Perón, che proprio grazie a lei diventerà presidente-dittatore dell'Argentina (grazie a una campagna dai toni populisti ma incredibilmente efficaci: la stessa Evita lo presenta alle masse più umili affermando "È uno di voi. Altrimenti come potrebbe amare me?", e in generale la sua salita verso il cielo è vista come il riscatto di tutti gli oppressi, i "descamisados"). La seconda parte ci narra di Evita al potere, del duro scontro con la realtà, dell'amore del popolo e dell'odio delle classi agiate, e infine della malattia e della morte (con la veglia davanti alla Casa Rosada), ricongiungendosi con l'incipit. Quasi privo di dialoghi (tanto da non essere mai stato doppiato in italiano: è uscito anche in sala semplicemente con i sottotitoli), il film si appoggia sulla bellissima colonna sonora dalla vena melodica (anche se non mancano occasionali dissonanze), con influenze latine e rock, ricca di brani iconici come la celeberrima "Don't Cry for Me, Argentina" (il cui tema è preannunciato sin dall'inizio, in "Oh, What a Circus": in generale molte melodie vengono introdotte e poi riprese più volte), "Another Suitcase in Another Hall" (che viene fatta cantare ad Evita, a differenza del musical originale dove era riservata all'amante di Perón), "I'd Be Surprisingly Good For You", "High Flying Adored", "Rainbow High". Webber e Rice hanno anche composto una canzone espressamente per il film, "You Must Love Me", che si è aggiudicata l'Oscar (l'unico vinto dalla pellicola, su cinque nomination). Curiosità: Alan Parker interpreta, in una breve scena, il regista che dirige Evita in una delle sue prove d'attrice.

2 commenti:

Marisa ha detto...

E' una di quelle opere che conservano intatto il loro fascino ad onta del tempo e delle mode. Semplicemente perfetta! la lettura multivocale che ne hai dato le restituisce tutta la complessità e la modernità.
Mi piace rivederla ogni tanto. Una vera icona, come è avvenuto per la vita e morte di Diana di cui l'immaginazione popolare si è impadronita. Il paragone con Cenerentola non è ovviamente casuale; tutto nasce dalla forza di certe suggestioni archetipiche di cui abbiamo ancora bisogno.

Christian ha detto...

Anche a me piace molto: storia e personaggio non banali (non è certo un'agiografia, tanto che gli argentini se ne sono risentiti), musica bellissima e ottime interpretazioni. È uno dei musical più belli!