22 dicembre 2019

Pinocchio (Matteo Garrone, 2019)

Pinocchio
di Matteo Garrone – Italia 2019
con Federico Ielapi, Roberto Benigni
***

Visto al cinema Colosseo.

I registi italiani sembrano avere una predilezione, se non una vera e propria ossessione, per il personaggio di Collodi, protagonista della favola italiana più nota nel mondo. E dopo le versioni, fra le altre, di Luigi Comencini e Roberto Benigni, ecco arrivare quella di Matteo Garrone, che già nel 2015 aveva compiuto un'incursione nel campo delle fiabe con "Il racconto dei racconti". Il rischio, giungendo dopo così tanti predecessori (non dimentichiamo il film animato della Disney, forse la versione più popolare di tutte, del quale fra l'altro sarebbe in cantiere un remake in live action), era quello di risultare datato o già visto: ma questo "Pinocchio" ha il merito di bilanciarsi perfettamente fra la fedeltà al testo originale, di cui riprende tutti gli episodi, e un'impronta visiva affascinante e pittorica, eccellente per atmosfera, costumi e scenografie, dove anche i personaggi più fantastici (come il burattino stesso o gli animali antropomorfi) assumono una palpabile concretezza grazie al make up, ad effetti digitali (e artigianali!) e a una fotografia (di Nicolaj Brüel) che fonde mirabilmente il mondo magico con quello del quotidiano. In fondo, spogliata dal linguaggio della fiaba (e dal moralismo ottocentesco), quella che Pinocchio visita è la realtà del mondo degli adulti, che ha le sue regole e le sue punizioni: una realtà trasfigurata dalle fantasie e dall'immaginazione di un bambino con tutte le sue tentazioni, le paure e i desideri, un bambino che vuole fare le marachelle ma ha paura delle conseguenze. La natura affabulatoria della novella è conservata, affascinando anche uno spettatore che conosca già a menadito le vicende del burattino di legno e le sue disavventure mentre va all'esplorazione di un mondo vasto, sconosciuto e ricco di pericoli e tranelli. E la naturalezza con cui sullo schermo convivono personaggi quasi neorealisti (falegnami, pastori, osti, contadini) e ambientazioni veriste (le campagne o le colline della Toscana, ritratte in diverse stagioni) con creature fiabesche (fate, marionette viventi, animali in parte o del tutto antropomorfi) è il punto di forza di un film superbo per le interpretazioni e per la qualità dell'immagine, che pur non perdendo mai di vista il rispetto per la fonte originale (è forse uno degli adattamenti più fedeli di sempre) si premura di limitarne in qualche modo gli elementi più datati (come gli intenti pedagogici, eliminando per esempio la paternalistica voce del narratore) senza peraltro edulcorare quelli più cupi (l'onnipresente tema della morte). L'abilità di Garrone sta anche nel sottolineare aspetti che erano presenti in Collodi ma quasi dimenticati rispetto ad altri divenuti più popolari (come il naso che si allunga, qui presente in una sola scena): basti pensare, per esempio, ad alcuni passaggi satirici, grotteschi o non-sense che non stonerebbero in "Alice nel paese delle meraviglie" (come il processo in cui Pinocchio viene assolto perché "colpevole"). Se l'interpretazione del piccolo Ielapi nel ruolo del burattino di legno è filtrata dal trucco e dagli effetti digitali, il resto del cast brilla per l'azzeccata scelta dei volti e la totale immersione nel mondo di Collodi. Roberto Benigni, che nel fallimentare film del 2002 da lui diretto aveva interpretato il burattino (e forse proprio quello era stato il motivo del suo fallimento), veste qui i panni, assai più adatti a lui, del falegname Geppetto. Massimo Ceccherini, forse il migliore del cast (nonché co-sceneggiatore insieme a Garrone) è la Volpe. Rocco Papaleo è il Gatto, Gigi Proietti è Mangiafuoco, Marine Vacth è la Fata Turchina da adulta (già, perché appare anche da bambina, intepretata da Alida Baldari Calabria). Davide Marotta è un inquietante Grillo Parlante, il cui ruolo è ridotto rispetto ad altre versioni. Da ricordare anche Alessio Di Domenicantonio (Lucignolo), Enzo Vetrano (il maestro), Maria Pia Timo (la Lumaca), Paolo Graziosi (Mastro Ciliegia), Nino Scardina (l'Omino di burro che porta i bambini nel Paese dei Balocchi). Musiche di Dario Marianelli.

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