26 dicembre 2019

La fée printemps (Segundo de Chomón, 1902)

La fata della primavera (La fée printemps)
di Segundo de Chomón [e Ferdinand Zecca] – Francia 1902

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Segundo de Chomón può essere considerato il “Méliès spagnolo”, viste le similitudini fra i suoi lavori e quelli del regista parigino, ai quali fra l'altro si ispirava direttamente (al punto da girarne dei veri e propri remake, non sempre autorizzati). Nato nel 1871, cominciò a interessarsi di cinema perché aveva sposato un'attrice francese, Julienne Mathieu, che lavorava per la casa di produzione Pathé Frères. Il cinema in Spagna era stato ovviamente portato dai fratelli Lumière (uno dei loro operatori, Alexandre Promio, aveva girato alcune pellicole a Madrid nel 1896), ma a parte pochi pionieri (come Eduardo Jimeno) non aveva avuto lo sviluppo che si era visto in altri paesi (quali la Gran Bretagna, gli USA o l'Italia). Per questo motivo Segundo de Chomón si ritrovò a lavorare direttamente per le case francesi, inizialmente come distributore in Spagna dei loro film e poi come colorista (a mano), lavorando sulle pellicole della Pathé ma anche della Star Film di Georges Méliès (come il “Barbablù” del 1901). I suoi primi passi come regista ne mostrano la capacità di “copiare” – ma anche di migliorare – lo stile degli autori che lo avevano preceduto, in particolare quello di Méliès, di cui riutilizza i trucchi ottici e cinematografici. Dal 1903, per conto della Pathé, realizzerà così numerosi film che intendevano rivaleggiare con quelli del regista francese (famigerato è rimasto “Excursion dans la Lune" del 1908, una vera e propria copia del celebre “Viaggio nella Luna”). Dal 1905 si stabilirà direttamente a Parigi, dove lavorerà insieme a Ferdinand Zecca e altri registi. Dopo un breve ritorno in patria (e il tentativo fallito di dare vita a una propria casa di produzione indipendente), nel 1912 si trasferirà in Italia dove collaborerà, fra le altre cose, agli effetti speciali di “Cabiria” e a “La guerra ed il sogno di Momi”. L'ultima fase della sua carriera lo vedrà abbandonare del tutto la regia e specializzarsi nella direzione della fotografia e negli effetti visivi, continuando a lavorare (per esempio al “Napoléon” di Abel Gance) fino alla morte nel 1929.

Detto questo, è errato considerare Chomón come un semplice “imitatore” di Méliès. Pur ricorrendo ai suoi stessi trucchi, il cineasta spagnolo può vantare alcune caratteristiche che rendono uniche e riconoscibili le proprie pellicole: innanzitutto il gusto per il colore (aveva iniziato come colorista, dopo tutto!) e per l'animazione a passo uno, alla quale Méliès (che pure ci aveva fatto ricorso) era sorprendentemente poco interessato. Inoltre, appartenendo alla “seconda generazione” di cineasti (ovvero a quelli che non devono più inventare il linguaggio del cinema, ma possono permettersi di sfruttare ciò che i loro predecessori hanno già ideato, magari evolvendolo e perfezionandolo), ha un approccio più moderno alla regia e alla messa in scena, e sfrutta con maggior disinvoltura i raccordi di montaggio e l'espressività delle immagini (oltre che tecniche come l'effetto reverse, al quale ricorre con frequenza). Infine, è da considerare che Chomón non si vedeva come un cineasta indipendente (come Méliès) ma è fra i primi autori a essere “integrati” in un sistema di produzione che gli permette di collaborare da vicino, e fianco a fianco, con altri registi e tecnici (come diventerà standard nell'industria del cinema nei decenni successivi). Ne è già un esempio questo “La fata della primavera”, girato sotto la supervisione di Zecca, che racconta di una coppia di contadini che accoglie nella propria casa, sotto una fitta nevicata, una vecchia mendicante. Questa si rivela essere una fata che trasforma magicamente l'inverno in primavera (e il film da bianco e nero a colori!). Da notare il tema della natura “fantastica”, in linea con l'estetica delle “fantasmagorie” che caratterizzeranno non solo i lavori successivi del cineasta spagnolo (spesso ricolmi di fiori, insetti ed elementi naturali) ma anche il nascente movimento artistico del Liberty (ovvero l'Art Nouveau).

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