6 maggio 2019

Camera con vista (James Ivory, 1985)

Camera con vista (A room with a view)
di James Ivory – GB 1985
con Helena Bonham Carter, Maggie Smith
***1/2

Rivisto in divx.

La giovane inglese Lucy Honeychurch (Helena Bonham Carter) è in vacanza a Firenze insieme all'anziana cugina Charlotte (Maggie Smith) nei primi anni del Novecento. Desiderando una "camera con vista" sull'Arno, le due accettano di scambiare stanza con gli Emerson, padre (Denholm Elliott) e figlio (Julian Sands). Quest'ultimo, George, approfittando dell'atmosfera italiana e di un'opportunità, bacia Lucy. Tornata in patria, la ragazza cerca di dimenticare l'accaduto e organizza le proprie nozze con il compassato Cecilio (Daniel Day-Lewis): ma quando George si trasferirà ad abitare in una villetta vicina alla sua, la passione tornerà segretamente a riaffiorare... Primo di tre film di Ivory tratti da romanzi di E. M. Forster (gli altri saranno "Maurice" e "Casa Howard"), tutti di grande successo: è un delicato, raffinato ed elegante racconto sentimentale che, nemmeno tanto fra le righe, ironizza sulle ipocrisie delle classe agiate inglesi, così flemmatiche e manieristiche, attente alle apparenze, abituate a nascondere le proprie emozioni dietro le formalità e le cortesie, a controllare e reprimere i sentimenti, a mentire agli altri e a sé stessi. Ambientato per la prima metà in Italia (a Firenze, appunto, e dintorni: una destinazione tipica già allora per i turisti britannici nei loro viaggi all'estero in cerca di avventura, arte e "autenticità") e per la seconda metà nella campagna del Surrey, il film può vantare un cast davvero stellare: oltre all'eccellente Bonham Carter – allora soltanto diciannovenne – nei panni di una ragazza che dietro l'aspetto modesto e da bambolina nasconde una forte passione repressa (che esprime soltanto quando suona Beethoven al pianoforte), all'esilarante Maggie Smith, e ai già citati Sands, Day-Lewis ed Elliott, ci sono anche Judi Dench (la scrittrice di romanzi rosa), Simon Callow (il parroco), Rosemary Leach (la madre) e Rupert Graves (il fratello Freddy). Fra le scene più memorabili va ricordato il bagno di Freddy, George e del parroco, nudi nello stagno. Sui titoli di testa si sente "O mio babbino caro" di Giacomo Puccini. La sceneggiatura di Ruth Prawer Jhabvala, collaboratrice abituale di Ivory e del produttore Ismail Merchant, conserva la divisione in capitoli (indicati con titoletti) del romanzo originale. Candidato a otto premi Oscar (fra cui miglior film), ne vinse tre (sceneggiatura non originale, scenografie e costumi).

2 commenti:

Marisa ha detto...

Un film che ricordo sempre con grande piacere e continuo ad amare per il garbo e l'ironia con cui tratta un tema per gli inglesi così scomodo...ma forse il loro pregio sta proprio nel famoso senso di humour che qui vediamo rappresentato: il poter ridere anche di sé stessi.

Christian ha detto...

Sì, l'Italia qui fa da sfondo alla compassatezza esasperata degli inglesi, alle esagerate cortesie e all'autocontrollo che spinge a mentire anche sui propri sentimenti. Un film davvero gradevole e simpatico, fra i migliori di Ivory!