Peace to us in our dreams (S. Bartas, 2015)
Peace to us in our dreams
di Sharunas Bartas – Lituania/Fra/Rus 2015
con Sharunas Bartas, Lora Kmieliauskaite
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Visto al cinema Arcobaleno, in originale con sottotitoli
(rassegna di Cannes).
Un uomo (lo stesso regista), sua figlia (Ina Marija Bartaité) e la sua giovane fidanzata (Lora Kmieliauskaite), violinista in crisi, si recano nella casa di campagna per trascorrere un week-end in isolamento. Qui entreranno in contatto con la natura, con vicini problematici (un ragazzo scappato di casa e che si aggira per i boschi, due vecchi litigiosi) e con sé stessi. Difficile parlare di un film dove a lunghi tratti non solo non succede nulla, ma che fa di tutto per impedire allo spettatore di trovare un appiglio di qualsiasi tipo, tanto che è facilissimo che durante la visione la mente vaghi pensando ad altro. Silenzi infiniti, rotti solo da dialoghi di banalità assurda o di filosofia spicciola e saccente; personaggi enigmatici, il cui ruolo nella storia – se mai ce n'è uno – è rivelato solo alla fine; un utilizzo del paesaggio quanto mai evanescente, che anziché avvolgere lo spettatore pare tenerlo lontano; piccoli episodi che non si collegano l'uno all'altro, e che non sembrano avere alcun significato nel grande schema delle cose. Per me, che pure amo autori come Tarkovskij o Tsai Ming-Liang, questo film è il vuoto assoluto. Ero stato avvisato su Bartas e sul suo cinema micidiale, ho voluto provare lo stesso, ma difficilmente le nostre strade si incroceranno di nuovo.
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