Incontri ravvicinati del terzo tipo (S. Spielberg, 1977)
Incontri ravvicinati del terzo tipo
(Close encounters of the third kind)
di Steven Spielberg – USA 1977
con Richard Dreyfuss, Melinda Dillon
***
Rivisto in TV.
Una serie di avvistamenti (luci e "dischi volanti" nel cielo) e altri fenomeni inspiegabili (effetti poltergeist, ricomparsa di aerei e navi spariti decenni prima) fanno da prodromo al "primo contatto" fra l'umanità e una razza aliena. Questo avviene nei pressi della Devil's Tower, insolita conformazione rocciosa nel Wyoming. L'esercito americano isola l'area, mettendo in scena una finta epidemia; ma alcune persone, fra cui il padre di famiglia Roy (Richard Dreyfuss), guidate da una "visione" (l'immagine della montagna), giungono fin lì per partecipare al rendez-vous. Uscito nello stesso anno di "Guerre stellari", e ispirato ai tanti casi di avvistamento di UFO (oggetti volanti non identificati, non necessariamente extraterrestri) riportati negli Stati Uniti nel dopoguerra, questo film di Spielberg è stato probabilmente il lungometraggio di fantascienza più importante ed influente (anche in negativo: la FS giocattolo comincia da qui) dai tempi di "2001: Odissea nello spazio", con il quale condivide la fondamentale presenza di Douglas Trumbull come supervisore degli effetti speciali visivi. E questo nonostante, rivisto oggi, appaia per molti versi datato, soprattutto per il ritmo lento e i tempi dilatati che precedono il climax finale, quello con il fatidico "incontro ravvicinato". A proposito, il titolo fa riferimento al sistema di classificazione messo a punto dall'astronomo J. Allen Hynek (primo tipo: contatto visivo; secondo tipo: effetti di tipo fisico; terzo tipo: presenza di una "creatura animata"; altri ufologi porteranno avanti la scala, inserendo livelli successivi, ma quella originaria di Hynek si fermava qui). Una delle grandi novità della pellicola fu quella di non rappresentare gli extraterrestri come cattivi (in tutto il film manca un vero antagonista; i personaggi sono mossi dalla curiosità verso l'ignoto, e devono fronteggiare solo lo scetticismo di chi "non crede"), novità addirittura rivoluzionaria se pensiamo ai film americani degli anni cinquanta e sessanta in cui gli alieni erano invasori malvagi (e spesso simboleggiavano il "pericolo rosso" del comunismo): un segno, forse, che i tempi stavano cambiando, anche se non del tutto senza precedenti (si pensi a "Destinazione... Terra!").
Memorabile l'utilizzo della musica (con il famoso tema a cinque note) come metodo di comunicazione fra gli uomini e gli extraterrestri. Nel cast compare anche François Truffaut nei panni dello scienziato francese Lacombe (per evitare – senza molto successo, a dire il vero – di dare l'impressione che la vicenda fosse troppo americano-centrica). Il bambino che viene rapito dagli alieni è invece Cary Guffey, che rivedremo in un paio di film con Bud Spencer sempre a tema ufologico ("Uno sceriffo extraterrestre" e "Chissà perché capitano tutte a me"). Si nota forse qui per la prima volta l'ossessione di Spielberg per il tema della famiglia, nonostante quelle presenti sullo schermo siano tutt'altro che ideali o perfette: Roy è un bambinone che gioca con i trenini al posto dei figli e vuole imporre loro la visione di "Pinocchio" (un riferimento alla canzone "When You Wish upon a Star", che Spielberg ha citato spesso come sua fonte di ispirazione), mentre Jillian (Melinda Dillon) è una madre single. Da sottolineare anche alcuni paralleli biblici: la Devil's Tower come il monte Sinai, dove Mosé ha incontrato Dio (e a un certo punto la tv trasmette "I dieci comandamenti" di DeMille). Teri Garr è la moglie di Roy, Bob Balaban l'interprete di Lacombe, Lance Henriksen il suo assistente. Quanto a Trumbull, notevole il suo lavoro (che gli valse l'Oscar per gli effetti visivi): oltre alle astronavi che danno sfoggio di sé nel finale (disegnate da Ralph McQuarrie), sono da ricordare anche le nuvole animate in un paio di scene. Gli extraterrestri, invece, sono frutto della creatività di Carlo Rambaldi e, ovviamente, anticipano il futuro "E.T." che Spielberg porterà sullo schermo pochi anni più tardi. Il film segna inoltre l'inizio della collaborazione del regista con il montatore Michael Kahn, con cui lavorerà in seguito in tutti i suoi film. Enorme il successo al botteghino. Curiosità: all'età di soli 17 anni, Spielberg aveva già affrontato il tema degli UFO in una pellicola giovanile, "Firelight", la cui trama presentava molti punti in comune con questa.
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