18 giugno 2015

Le ricette della signora Toku (N. Kawase, 2015)

Le ricette della signora Toku (An)
di Naomi Kawase – Giappone 2015
con Masatoshi Nagase, Kirin Kiki, Kyara Uchida
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Visto al cinema Eliseo, con Sabrina, Daniela e Alessandro, in originale con sottotitoli (rassegna di Cannes).

Il quarantenne Sentaro, che gestisce un piccolo negozietto di dorayaki (dolci tradizionali formati da due pancake con un ripieno di marmellata di fagioli dolci), assume come assistente Tokue, un'anziana e timida signora ultrasettantenne, perché è in grado di preparare un'an (la suddetta marmellata) considerevolmente più buona di quella, industriale, che lui usa di solito. Ma come lui, anche la donna ha un passato misterioso e doloroso: ammalatasi di lebbra da giovane, fu rinchiusa subito dopo la guerra in una struttura di quarantena dove ha trascorso tutta la vita. A parte questo spunto interessante, il film della Kawase ha ben poco di originale: e mescola tanti ingredienti tipici del cinema giapponese (l'arte del cibo; l'amore per la natura, con gli immancabili ciliegi in fiore; il confronto fra le generazioni, qui rappresentate da Sentaro, da Tokue e dalla giovane studentessa Wakana; il minimalismo del quotidiano) per creare un film poetico, umanista e gradevole, ma fin troppo esile e manierista, tanto dal punto di vista narrativo che da quello cinematografico. Alla fine, il vero fulcro non sono i personaggi (la cui caratterizzazione non è particolarmente profonda) ma il negozio di dorayaki e i dolci stessi: il primo, un microcosmo che diventa la vera casa e il punto d'incontro di personaggi in fuga dal passato (Sentaro e Tokue) o dal futuro (Wakana); i secondi, un simbolo della tradizione culinaria e della semplicità, quasi una protezione dai ricordi e dai dolori della vita.

2 commenti:

Marisa ha detto...

"film poetico, umanista e gradevole" cosa vuoi di più? A me è piaciuto proprio per queste caratteristiche...

Christian ha detto...

È che non dà nulla che non si sia già visto in innumerevoli altri film (o manga) giapponesi. Avrei preferito qualcosa di meno dolce ed esile e di più originale e graffiante.