Gomorra (Matteo Garrone, 2008)
Gomorra
di Matteo Garrone – Italia 2008
con Toni Servillo, Gianfelice Imparato
***
Visto al cinema Apollo (rassegna di Cannes).
"Gomorra" è la città del peccato, ed è davvero curioso come per assonanza ricordi la parola "camorra". Ispirato dall'omonimo romanzo-saggio di Roberto Saviano (che non ho letto, quindi non mi interessa fare un confronto), il film di Garrone racconta più storie che illustrano – attraverso vicende tragiche e violente – alcuni dei diversi e sfaccettati aspetti del sistema malavitoso che governa interi quartieri di Napoli e della Campania, a volte come un stato parallelo e assistenziale che si preoccupa persino di ridistribuire le proprie ricchezze, a volte trasformandosi una vera e propria industria, e a volte portando la morte e la guerra all'interno dei quartieri periferici e cittadini. A Scampia, per esempio, "la più grande piazza di spaccio in Europa", è in corso una sanguinosa faida fra il clan Di Lauro e gli "scissionisti" che finisce per coinvolgere tutti: anche il giovanissimo Totò (un ragazzino che all'inizio si limitava a consegnare la spesa negli appartamenti) e l'attempato Don Ciro (il cassiere incaricato di portare denaro alle famiglie dei camorristi morti o in galera). In un'altra zona, due giovani delinquenti (Marco e Ciro) si atteggiano a Scarface e sognano di mettersi in proprio e di impadronirsi delle attività nel territorio, ma dovranno fare i conti con il clan che non sopporta le loro iniziative. Pasquale, un semplice sarto esperto di alta moda, accetta invece la proposta di un imprenditore cinese che gli chiede di dare lezioni ai suoi operai: ma la camorra, che controlla anche il traffico delle griffe, non tollera la concorrenza. Infine il tecnico Franco e il giovane apprendista Roberto si occupano dello smaltimento clandestino dei rifiuti tossici provenienti dal nord-est e dall'estero: ma la coscienza di Roberto gli impedirà di proseguire il lavoro. L'estremo realismo delle ambientazioni (i caseggiati, le cave, le spiagge, i locali, le fabbriche, gli interni fatiscenti o barocchi), la recitazione (si va da attori "navigati" come Servillo e Imparato ad altri relativamente poco noti come Salvatore Cantalupo e Carmine Paternoster, fino a giovani come Marco Macor, Ciro Petrone, Salvatore Abbruzzese) e i dialoghi (spesso in dialetto napoletano stretto, che richiedono i sottotitoli in italiano sullo schermo) donano forza e spessore a un film corale che per tutta la sua durata non ha momenti di pausa o di cedimento. Tutti i personaggi sembrano sulla stessa barca, per scelta o meno, anche se fra di loro ci sono estreme differenze: c'è chi si illude che la guerra non lo riguardi, finendo per trovarcisi trascinato dentro (come Don Ciro), chi non ha alternativa perché cresciuto in quell'humus da sempre (Totò), chi non ha scrupoli di contribuire al sistema (Franco), chi ha la forza di uscirne (Roberto), chi non vede al di là del proprio mondo (Marco e Ciro) e chi approfitterà della lezione per farsi un'altra vita (Pasquale). Proprio i personaggi di Pasquale e di Roberto, soprattutto quest'ultimo (il primo in fondo sceglie una più facile fuga), donano al finale della pellicola un briciolo di speranza che contrasta con la tragedia e il pessimismo delle storie del piccolo Totò e delle "teste calde" Marco e Ciro. La regia è funzionale ed essenziale, senza virtuosismi o retorica, e contribuisce a descrivere la "quotidianità" della camorra senza ammantarla di aura epica (lo squallore e il disagio del sistema è chiaramente visibile). Fra le scene che più mi hanno colpito, oltre a quella del rito di iniziazione con il giubbotto antiproiettile, c'è sicuramente la sequenza della cava con i bambini che guidano i camion per seppellire i fusti di rifiuti tossici. Meritato il Grand Prix a Cannes: se fosse arrivata anche la Palma d'Oro credo che nessuno avrebbe avuto da ridire.
Nota: durante la visione, mi chiedevo come Garrone avesse potuto girare il suo film impunemente a Scampia, quando invece lo scrittore Saviano gira con la scorta da oltre un anno proprio a causa del suo libro. Scopro adesso che sarebbe stata proprio la camorra a dare l'assenso alle riprese: "Il cinema per questi individui è una cosa innocua, anzi un modello da seguire" (da Cinema e dintorni).
8 commenti:
Come ho già detto in risposta al tuo commento da me il fatto che qualcuno possa effettivamente rifiutarsi di stare a certi "giochi" e tirarsene fuori aumenta ancora di più la visione pessimista perchè si lascia intendere che ce ne sono altri mille pronti a prendere il suo posto.
Quindi anche la ribellione personale non smuove di nulla la situazione generale.
Anzi è proprio l'ambiguità morale di questa visione che non permette a questo buon film di aspirare a qualcosa di più.
Oltre al livello tecnico, anche questo comunque di buon livello.
sono tornato on line e ti ho linkato.
mario
http://relativestranger.blogspot.com/
Ricambio subito, Mario!
Martin, hai ragione sul fatto che sicuramente sia Pasquale sia Roberto verranno subito sostituiti da qualcun altro, ma almeno il film ci mostra dei personaggi che scelgono di uscire da quel mondo: è già un primo passo, anche se poco. Soprattutto il contrasto fra Servillo e il suo assistente mi sembra che getti una briciola (un germoglio?) di speranza, mostrando che non tutti quelli che sguazzano in quel mondo sono uguali o disposti ad accettarne le regole.
In fondo stiamo parlando di sfumature che non mutano di molto il quadro generale.
Piuttosto, a questo punto mi aspetto un post di commento generale su questa rassegna un po' fiacca.
Parrebbe che il meglio lo abbiano lasciato fuori (a parte i premiati).
Ti accontento subito! Purtroppo non ho avuto affatto l'impressione che il meglio fosse stato lasciato fuori, bensì che quest'anno la rassegna non fosse proprio niente di che (anche se avrei voluto comunque vedere i film di Eastwood, Egoyan, Wenders e Kaufman: va beh, tanto questi li recupereremo di sicuro!).
Naturalmente questo film è piaciuto molto anche a me. E ne sono rimasto piacevolmente sorpreso, perché ultimamente non avevo una grande fiducia nel cinema italiano di questi ultimi anni. Speriamo che sia l'inizio di una nuova stagione.
Speriamo di sì, Luciano. Singoli film belli ce ne sono stati anche negli ultimi anni, è il panorama nel suo insieme che non è incoraggiante...
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