17 giugno 2008

Lupo solitario (Sean Penn, 1991)

Lupo solitario (The indian runner)
di Sean Penn – USA 1991
con David Morse, Viggo Mortensen
**1/2

Visto allo spazio Oberdan (retrospettiva di Cannes).

Ambientato nella provincia americana, fra le nevi dell'Iowa, e ispirato da una canzone di Bruce Springsteen, il primo film di Sean Penn da regista racconta la storia di due fratelli completamente diversi fra loro per il rispettivo atteggiamento nei confronti della vita. Joe, il maggiore, un tempo agricoltore, è più "inquadrato": è diventato il poliziotto della città, ha una famiglia e vive in maniera responsabile (anche se a volte si sente "bruciare dentro"). Frank, invece, una testa calda (interpretato da un giovane e tatuatissimo Viggo Mortensen), ha combattuto in Vietnam e dopo la guerra sembra essere diventato ancora più incapace di dare un senso alla propria esistenza. L'affetto del fratello e l'incontro con una ragazza (Patricia Aquette) sembrano aiutarlo a limitare il suo comportamento violento e nichilista. Ma nonostante un lavoro, una moglie e un figlio in arrivo, la sfiducia nella civiltà e la paura di una vita normale si rivelano troppi forti. Lento ma fluido, con bei paesaggi e musica cullante (c'è anche la celebre versione di "Summertime" di Janis Joplin), il film mi è piaciuto dal punto di vista estetico ma la sua morale mi ha lasciato perplesso: la salvezza risiede soltanto nella famiglia, che rappresenta l'unico scopo per vivere e al di fuori della quale non c'è che l'autodistruzione. Joe lo spiega chiaramente al fratello, dicendogli: "Là fuori c'è la famiglia, qui dentro c'è la pazzia". Molto americano, ma sembra escludere l'idea che qualcuno possa invece cominciare a vivere soltanto quando dalla famiglia si stacca (come per esempio, ironicamente, il protagonista di un successivo film di Penn, "Into the wild", portatore di un messaggio che si pone all'estremo opposto e dunque altrettanto discutibile). E il regista rincara la dose con la citazione finale di Tagore "Ogni bambino che nasce ci ricorda che Dio non è ancora stanco degli uomini". Ottimo il cast (Charles Bronson è il padre dei protagonisti, Valeria Golino la moglie messicana di Joe, Dennis Hopper il barista) e davvero eccellente Mortensen, che concede anche un nudo frontale. Il titolo originale si riferisce ai corrieri indiani che un tempo attraversavano il paese, liberi e incuranti dei pericoli, e con i quali Frank si identifica.

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