2 marzo 2008

Ghost in the shell 2 (M. Oshii, 2004)

Ghost in the shell 2: L'attacco dei cyborg (Kokaku kidotai 2: Innocence)
di Mamoru Oshii – Giappone 2004
animazione tradizionale e al computer
**1/2

Visto in DVD.

Realizzato una decina di anni dopo il primo capitolo e scritto direttamente da Oshii (anziché essere tratto dal secondo volume del manga di Masamune Shirow), "GitS 2" colpisce per la grafica che fonde l'animazione tradizionale (non male) e quella in CGI (che invece non mi ha convinto e mi è sembrata già datata) e per essere il film che più di ogni altro si è avvicinato ai temi e all'aspetto visivo di "Blade Runner": spessissimo, infatti, si leggono paragoni con il capolavoro di Ridley Scott a proposito di pellicole fantascientifiche o cyberpunk: ma mai avevo visto somiglianze così forti come quelle nella prima parte (la migliore) di questo film: toni investigativi da giallo/noir, animali artificiali (il protagonista ha un cane, "clonato, perché quelli originali sono troppo costosi"), androidi che si ribellano, persino l'aspetto della città futuristica. Certo, la cosa non depone molto a favore della sua originalità. La trama vede l'agente Batou della polizia informatica indagare su una serie di misteriosi omicidi commessi da ginoidi, robot di compagnia dalle fattezze femminili che uccidono i loro proprietari per poi autodistruggersi (si citano, al riguardo, le tre leggi della robotica di Asimov). Scoprirà un atroce segreto che lo porterà a interrogarsi (come nell'episodio precedente) sulla natura dell'anima, lo "spirito nel guscio". La prima metà, che come detto sembra un poliziesco, non è male. Nella seconda, invece, la sceneggiatura spinge sulla differenze fra realtà e illusione e la storia si fa più confusa e noiosa. Nel complesso, dunque, un film un po' deludente ma comunque interessante e a tratti affascinante per i temi che tratta. Il protagonista, poi, mi è parso più riuscito rispetto alla Motoko del primo capitolo. A proposito di (poca) originalità, anche Kawai ricicla musiche dal primo episodio, mentre la canzone dei titoli di coda si basa su un brano del Concerto de Aranjuez di Rodrigo. L'abbondante ricorso a citazioni di frasi famose e proverbi da parte dei personaggi mi ha fatto sorridere, perché mi ha ricordato il Sakurambo di "Lamù" (che a dire il vero lo faceva negli episodi diretti non da Oshii ma da Kazuo Yamazaki).

2 commenti:

Anonimo ha detto...

entrambi i gits sono per me pietre miliari del cinema. visti più volte, ad ogni passaggio si scoprono dettagli nuovi, e l'atmosfera che creano riesce sempre a coinvolgere.

anche il secondo capitolo prende il via da shirow, ampliando una storia minore del primo albo e mutandone (ancora una volta) completamente lo spirito.
in questo capitolo rivisitazioni dei momenti più descrittivi presenti anche nel primo (la canzone principale unico suono nella presentazione della città), e scene poetiche in un contesto freddo e artificiale (il protagonista che copre con la sua giacca il simulacro standard contenente l'anima del maggiore).

bello il sito, a presto.

Christian ha detto...

Sì, anche in questo caso alla prima visione sono stato forse un po' ingeneroso. Il film ha comunque l'enorme pregio di costruire un'atmosfera notevole, e già questa lo pone al di sopra di molte altre pellicole che aspirano a fare fantascienza cyberpunk senza veramente riuscirci.