10 maggio 2019

I fratelli Sisters (Jacques Audiard, 2018)

I fratelli Sisters (The Sisters Brothers)
di Jacques Audiard – USA/Francia 2018
con John C. Reilly, Joaquin Phoenix
***

Visto al cinema Colosseo.

I fratelli Sisters – il più giovane, impulsivo e violento Charlie (Joaquin Phoenix) e il più maturo, riflessivo e sensibile Eli (John C. Reilly) – sono due bounty killer al servizio del ricco e potente Commodoro, nell'Oregon del 1851, che li utilizza per i lavori più sporchi e per mettere a tacere i suoi nemici. Feroci e spietati, preceduti dalla loro fama di assassini, i due vengono incaricati di rintracciare Warm (Riz Ahmed), un chimico che ha messo a punto una sostanza in grado di rilevare la presenza di oro nei giacimenti fluviali, in fuga insieme all'informatore John Morris (Jake Gyllenhaal). Dal romanzo di Patrick deWitt "Arrivano i Sister", un western d'autore (è il primo film di Audiard in lingua inglese) che gioca con le convenzioni del genere, divertendosi a sovvertirle sia dal lato formale (la fotografia così vivida, la musica dal timbro spiazzante, le sparatorie mostrate attraverso ellissi o fuori campo) che da quello dei contenuti (vedi l'inatteso finale, con la mancata resa dei conti col cattivo, ma anche la struttura a doppio buddy movie, con le due coppie di inseguitori e di inseguiti). Il tutto, vivaddio, prendendo sempre sul serio la materia trattata e senza mai eccedere sul piano post-moderno o parodistico. Personaggi e situazioni sono infatti quelli dei western classici, soltanto leggermente "traslati" o fuori posto: a partire dai due protagonisti, che in altre pellicole non sarebbero che personaggi minori, cioè gli sgherri del cattivo, e che qui invece (soprattutto nel caso del fratello maggiore, interpretato da un ottimo Reilly) vengono portati in primo piano, indagati nel profondo, mostrati nelle loro più intime debolezze (le insospettabili tenerezze di uno spietato sicario che si lava i denti o conserva lo scialle di una donna amata) o nelle incomprensioni del rapporto familiare (evidenziato già dal titolo: "Siamo i fratelli Sisters. Sisters come sorelle"), lasciati in preda ai dubbi o ai rimorsi e infine, in qualche modo, ricompensati con un finale sereno. Rutger Hauer è il Commodoro, nell'unica breve scena in cui appare. Premio per la regia a Cannes.

2 commenti:

Marisa ha detto...

Un western tutto in chiave psicoanalitica: l'odio verso il padre che si sposta sugli altri e diventa violenza, ma inconsciamente a servizio di un altro padre, il Commodoro che li sfrutta, e infine il ritorno alla madre, in senso reale per i fratelli e in senso figurato per Jonn Morris, attratto dall'utopia materna della comunità perfetta senza la violenza del mondo patriarcale.

Christian ha detto...

In quest'ottica, anche il nome "Sorelle" dei fratelli sembra acquistare un significato più profondo... Alcuni ci hanno visto anche una critica alla "mascolinità" imperante nei western (e in effetti quasi tutti i personaggi, ma soprattutto Eli e il chimico Warm, sembrano avere un lato femminile molto sviluppato).