24 giugno 2015

L'amore dell'attrice Sumako (K. Mizoguchi, 1947)

L'amore dell'attrice Sumako (Joyū Sumako no koi)
di Kenji Mizoguchi – Giappone 1947
con Kinuyo Tanaka, So Yamamura
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Rivisto su YouTube, in originale con sottotitoli inglesi.

Nel Giappone di inizio novecento, l'insegnante e drammaturgo Hogetsu Shimamura è fra coloro che sostengono la necessità di un rinnovamento dell'arte teatrale: anziché ripiegarsi sul tradizionale kabuki, intende dare spazio allo shingeki (nuovo teatro), culturalmente aperto alle influenze europee (Ibsen su tutti) e a un modo di recitare più naturalista e psicologico. Trova la sua musa nella giovane attrice Sumako Matsui, di cui si innamora e per la quale lascia la famiglia. Insieme, i due gireranno per il Giappone con una propria compagnia, superando non poche difficoltà e mettendo in scena opere come "Casa di bambole", "Magda", "Resurrezione" (tutte, guarda caso, incentrate su figure femminili forti e indipendenti, proprio come Sumako stessa). Ma poco dopo la morte del suo mentore per una polmonite, anche l'attrice si suiciderà al termine di una rappresentazione di "Carmen". Ispirato a personaggi realmente esistiti, è il capitolo centrale di un'ideale trilogia mizoguchiana sulla liberazione della donna (dopo "La vittoria delle donne" del 1946 e prima de "Il mio amore brucia" del 1949). I temi sono quelli da sempre cari al regista: il teatro, l'indipendenza femminile, il dilemma fra la necessità di rimanere fedeli a sé stessi e le avversità imposte dalla vita (concetto espresso sin dalla scena iniziale, in cui Shimamura tiene una lezione ai suoi studenti sulle opere di Ibsen). La vicenda personale dei due protagonisti si fonde così con quella dei personaggi dei drammi che mettono in scena, e la vita si confonde con l'arte. Per una volta, caso raro in un film di Mizoguchi, a fianco della figura femminile ce n'è anche una maschile altrettanto forte: Shimamura, soprattutto nella prima parte, è anzi il vero centro di gravità del film. E nel suo rapporto con la figlia Haruko (destinata a un matrimonio combinato, che va a monte quando il padre lascia la famiglia, e che lui avrebbe voluto invece sposa per amore), con la moglie e con la suocera, per esempio, sono evidenti le forti costrizioni sociali e il peso della cultura tradizionale contro cui si batte anche nelle scelte artistiche e teatrali. Nel complesso, forse non un film particolarmente avvincente, a tratti elegiaco e schematico, e nemmeno tanto vivace dal punto di vista stilistico (la regia di Mizoguchi è più statica del solito, anche se non rinuncia ai long take), ma comunque uno dei più significativi fra quelli girati nell'immediato dopoguerra, quando l'occupazione americana vagliava con estrema severità i soggetti dei cineasti giapponesi e imponeva loro di affrontare temi "democratici". Curiosità: nello stesso anno, il 1947, anche Teinosuke Kinugasa realizzò un film su Sumako Matsui, "The actress".

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