13 gennaio 2022

Vampyr - Il vampiro (Carl T. Dreyer, 1932)

Vampyr - Il vampiro (Vampyr - Der Traum des Allan Grey)
di Carl Theodor Dreyer – Germania/Francia 1932
con Julian West, Sybille Schmitz
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Visto in DVD.

Lo studente Allan Gray, ospite in un'inquietante locanda nel villaggio di Courtempierre, scopre che il villaggio stesso è oppresso dalla malvagia influenza di un vampiro, un essere soprannaturale e maligno. Fra le sue vittime, in particolare, c'è Léone (Sybille Schmitz), una delle figlie del castellano locale (Maurice Schutz), che giace fra la vita e la morte. Il padre chiede l'aiuto di Gray, inviandogli un libro che spiega i segreti dei vampiri: e il giovane, insieme alla sorella di Léone, Gisèle (Rena Mandel), e a un vecchio domestico (Albert Bras), riuscirà a sgominare la minaccia. Ispirato a "Carmilla" e altri racconti di Sheridan Le Fanu, un seminale film horror che – insieme al "Nosferatu" di Friedrich Wilhelm Murnau e al quasi contemporaneo "Dracula" di Tod Browning – ha contribuito a codificare il genere cinematografico dei vampiri. Qui il pericolo e le presenze maligne sono più soprannaturali e meno concrete rispetto alle altre pellicole citate: i veri vampiri non si vedono mai (la malvagia Marguerite Chopin controlla tutto dalla sua bara, sepolta nel cimitero locale) ed è soprattutto il loro influsso ad agire come una morsa di terrore sui personaggi, grazie anche all'aiuto di alcuni "succubi" umani, come il dottore del villaggio (Jan Hieronimko). Il ritmo lento e la costante sensazione di oppressione e irrequietezza, condita da immagini di vecchiaia e di morte, ai limiti dell'allucinato, fa collocare la pellicola a metà strada fra il cinema espressionista tedesco e quello surrealista (è stato descritto dalla critica "una meditazione surreale sul tema della paura"). Da notare soprattutto le ombre che si muovono da sole, ma anche la sequenza in soggettiva dalla bara, che fa parte del "sogno" di Gray, dopo che si è addormentato e "sdoppiato", con il suo alter ego onirico che osserva il mondo "in trasparenza". Accreditato come Julian West, l'attore protagonista era in realtà il barone Nicolas de Gunzburg, nobile francese di origine russo-ebraica, alla sua unica esperienza cinematografica prima di trasferirsi negli Stati Uniti dove lavorerà nel campo della moda e dell'editoria. La sua recitazione può sembrare monocorde, ma fu il regista a volere che si muovesse appunto come in un sogno, senza espressione e con i movimenti rallentati. La fotografia è di Rudolph Maté. Il film è il primo lavoro sonoro di Dreyer, anche se i dialoghi sono ridotti al minimo (furono girati in tre versioni: in tedesco, in francese e in inglese) e gran parte del linguaggio è quello del muto, compresi lunghi intertitoli. L'insuccesso commerciale e di critica fece sì che il regista non diresse un altro lungometraggio per oltre dieci anni, fino a "Dies irae" nel 1943, girato in Danimarca durante l'occupazione nazista.

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