8 gennaio 2022

Indovina chi viene a cena? (Stanley Kramer, 1967)

Indovina chi viene a cena? (Guess who's coming to dinner)
di Stanley Kramer – USA 1967
con Spencer Tracy, Sidney Poitier
***1/2

Visto in TV (La7), per ricordare Sidney Poitier.

La ventitreenne Joanna Drayton (Katharine Houghton) torna a casa per presentare ai suoi genitori il suo nuovo fidanzato, il dottor John Prentice (Sidney Poitier), che ha conosciuto solo pochi giorni prima e che intende sposare di lì a breve. Piccolo "problema": lei è bianca, e lui è nero. E la cosa desta perplessità, preoccupazioni e riserve persino in una coppia che si dice di vedute aperte e che si è sempre dichiarata contraria a pregiudizi e discriminazioni (la vicenda si svolge a San Francisco, nella "liberale" California) come quella composta da Matt (Spencer Tracy) e Christina (Katharine Hepburn). Pellicola epocale, fra le prime ad affrontare a viso aperto una questione come quella dei rapporti e dei matrimoni interrazziali, che all'epoca, negli USA, erano ancora illegali in numerosi stati e comunque mal visti da (gran?) parte dell'opinione pubblica. L'impostazione è quasi teatrale, con una sceneggiatura (di William Rose) costruita sui dialoghi e un'ambientazione limitata (a parte alcune scene all'aperto, l'azione si svolge tutta nella casa dei Drayton e nell'arco di poche ore), mentre i toni sfiorano la commedia. E proprio la qualità dei dialoghi e degli interpreti (eccezionali soprattutto Tracy e la Hepburn, al nono e ultimo film insieme) permette al film di superare i limiti della pellicola a tesi, il cui messaggio antirazzista rischia di essere più importante di tutto il resto. In un certo senso i personaggi sono tutti positivi, persino quelli che più fanno resistenza alla relazione fra Joanna e John, ovvero i due padri (le madri, invece, accettano più in fretta la cosa) e la domestica di colore Tilly (Isabel Sanford), nel cui caso il razzismo è interiorizzato. Tutti anziani o membri di una generazione precedente, per la quale lo stato delle cose è dato per assodato: i più giovani, invece, sono maggiormente aperti al cambiamento e fiduciosi che il mondo stia procedendo rapidamente in una nuova direzione. "Tu ti consideri ancora un uomo di colore, mentre io mi considero un uomo", dice John al padre. La distanza fra vecchi e giovani è evidente in numerose altre scene: dal flirt fra il garzone e la cameriera, all'accettazione rapida da parte degli amici di Joanna, fino alla sequenza dell'incidente in macchina davanti alla gelateria.

Che John sia praticamente "perfetto" per maniere, educazione e professione (è un medico affermato e filantropo) è necessario non tanto per idealizzare il personaggio ma per far sì che l'unica ragione per non approvare il suo matrimonio con la figlia sia appunto quella legata al colore della sua pelle. Cosa che Matt inizialmente nega a sé stesso, giustificando il rifiuto con l'essersi trovato di fronte a un fatto compiuto e di aver avuto troppo poco tempo per elaborare il cambiamento. Ma dopo una serie di confronti fra i vari personaggi, spesso a due a due, il film culmina nel commovente discorso finale dello stesso Matt che suggella nel migliore dei modi la vicenda. Roy E. Glenn e Beah Richards sono i genitori di John, Cecil Kellaway è monsignor Ryan, il prete amico di famiglia. La Houghton era nella realtà la nipote della Hepburn (la figlia di sua sorella Marion). Poitier, dopo essere stato il primo attore di colore a vincere l'Oscar (con "I gigli del campo" nel 1964), con questo e altri film (come "La calda notte dell'ispettore Tibbs", uscito lo stesso anno), divenne un simbolo del cinema impegnato antirazzista. Spencer Tracy, al quarto film con Kramer, morì due settimane dopo la fine delle riprese: era già malato, ma aveva insistito per terminare il film. L'aspetto del protagonista del film d'animazione "Up" della Pixar è modellato sul suo personaggio. Una battuta sarcastica della domestica Tilly ("Indovina chi viene a cena?" – "Il reverendo Martin Luther King?") fu eliminata quando MLK venne assassinato nell'aprile del 1968, ma poi reintegrata nell'edizione in home video. La pellicola ricevette nove nomination agli Oscar, vincendo due statuette (la Hepburn come miglior attrice e la sceneggiatura). Infine, una curiosità sul linguaggio: nel doppiaggio italiano è ampiamente usata la parola "negro", e anche in originale si alternano "black" e "negro" (l'unica ricorrenza di "nigger" è in una frase rivolta da Tilly a John per offenderlo): evidentemente all'epoca la parola non era ancora tabù.

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