3 settembre 2021

Mi permette, babbo! (Mario Bonnard, 1956)

Mi permette, babbo!
di Mario Bonnard – Italia 1956
con Alberto Sordi, Aldo Fabrizi
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Visto in TV (RaiPlay).

Il più grande cruccio di Alessandro Biagi (Aldo Fabrizi), gestore di un'avviata macelleria romana, è il genero Rodolfo (Alberto Sordi), che ha sposato sua figlia Marina e abita ora insieme al resto della famiglia. Indolente e fonte continua di disturbo, Rodolfo è infatti un aspirante cantante lirico che vive alle sue spalle, "pagando" con prelibati filetti le lezioni di canto che prende dall'altrettanto scroccone maestro D'Aragona (Achille Majeroni). Ma alla fine, in qualche modo, Rodolfo riesce a coronare il proprio sogno e a farsi scritturare per un debutto a teatro, nel ruolo (assai minore) del dottore che cura Violetta nell'ultimo atto della "Traviata". Peccato che la sua megalomania manderà tutto all'aria, quando si ostinerà a voler concludere l'opera cantando una frase che Giuseppe Verdi stesso aveva eliminato dopo la prima rappresentazione ("È spenta!"). Commediola sostenuta dalla verve dei due bravi protagonisti, dai caratteri opposti (il che rende difficile la convivenza), attorno ai quali si muovono altre figure di minor rilievo (dai vari membri della famiglia ai personaggi che bazzicano attorno al teatro). Fra gli interpreti spiccano Gina Amendola (la moglie di Alessandro, incapace di cogliere ogni battuta o allusione, come il Jenkins di "Dylan Dog" per intenderci), Turi Pandolfini (il vecchio nonno collerico, sempre alle prese con sedie che traballano, cui vuole segare le gambe), Pina Bottin (la cameriera Rosa, innamorata – ma non ricambiata – di uno dei figli di Alessandro) e Paola Borboni (la "nobile russa", moglie del maestro di canto). Il basso Giulio Neri appare nella parte di sé stesso, mentre la "Traviata" è interpretata da Rosanna Carteri (Violetta) e Afro Poli (Germont). Curiosità: come aiuto regista figura Sergio Leone, che in quegli anni si faceva le ossa proprio sotto l'ala protettiva di Bonnard (in sostituzione del quale debutterà alla regia, non accreditato, tre anni più tardi, ne "Gli ultimi giorni di Pompei").

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