Spider-Man: Far from home (Jon Watts, 2019)
Spider-Man: Far from home (id.)
di Jon Watts – USA 2019
con Tom Holland, Jake Gyllenhaal
**1/2
Visto al cinema Colosseo.
Nel corso di una gita scolastica in Europa con la propria classe, Peter Parker/Spider-Man (Holland) deve vedersela con la minaccia di Quentin Beck/Mysterio (Gyllenhaal), ex dipendente di Tony Stark che sfrutta droni e tecnologie illusorie per far credere di essere un super-eroe. Il secondo film di questa nuova incarnazione dell'Uomo Ragno, nonché primo film Marvel dopo il gran finale di "Avengers: Endgame", è praticamente la versione supereroistica di film come "National Lampoon's European Vacation" ("Ma guarda un po' 'sti americani") o "Se è martedì deve essere il Belgio": le disavventure di un gruppo di sprovveduti americani in tour per le nazioni e le città del Vecchio Continente. Le varie tappe prevedono, fra le altre, Venezia, Praga e Londra (oltre alla Germania e all'Olanda, con vari gradi di sterotipazione). Si prosegue inoltre con il taglio da teen movie che già aveva caratterizzato il precedente "Homecoming", in ossequio alle prime storie di Stan Lee e Steve Ditko, in cui il personaggio era un liceale alle prese con problemi scolastici, rapporti con i compagni di classe e vicende sentimentali (qui il tentativo di dichiararsi all'amata MJ (Zendaya), mentre di converso il suo miglior amico Ned "fila" con la biondina Betty Brant). A parte alcuni accenni agli eventi cataclismatici dei film degli Avengers, liquidati peraltro con eleganza (il "Blip" che ha fatto sparire per cinque anni metà degli abitanti della Terra), la pellicola scorre leggera mescolando diversi filoni, il teen movie con i ragazzi in gita e l'azione supereroistica. Peccato che chi conosce già il personaggio di Mysterio dai fumetti presagirà sin dalla sua apparizione la verità sul suo conto: in ogni caso, in epoca di fake news e di effetti speciali digitali, le sue capacità illusorie si vestono di nuovi e interessanti significati. Qualche passaggio a vuoto nella trama (perché Beck desidera tanto la tecnologia di Stark se di fatto vi aveva già accesso?) e qualche battuta di troppo (specialmente nella prima parte: ma bisogna ammettere che nessuno come la Marvel fonde così bene l'azione e la comicità) impediscono alla pellicola di volare al di sopra del semplice intrattenimento, anche perché le scene di combattimento sono come al solito la parte più noiosa (belle, invece, le sequenze delle illusioni). E sono convinto che l'Uomo Ragno, fuori dal suo ambiente urbano e lontano da New York, funzioni meno bene. Ma se si cerca solo il divertimento questo non manca di certo, Holland si conferma il miglior Peter Parker di sempre, e il cast di comprimari è azzeccato, con parecchi ritorni più o meno attesi: Jon Favreau torna a ritagliarsi un ruolo importante nei panni di Happy Hogan (qui "fidanzato" con zia May), Samuel L. Jackson è un redivivo Nick Fury (ma nelle scene post-credits si rivela che lui e Maria Hill sono stati impersonati per tutta la pellicola da due alieni Skrull, già visti in "Captain Marvel"). E nel finale, il cliffhanger per il film successivo è dato dall'apparizione di J.K. Simmons nei panni di J. Jonah Jameson (che aveva già interpretato nella trilogia di Sam Raimi), che rivela al pubblico l'identità di Spider-Man. Nella colonna sonora, alcune imbarazzanti canzoni italiane (come "Stella stai" di Umberto Tozzi).
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