17 luglio 2019

La grande scommessa (Adam McKay, 2015)

La grande scommessa (The big short)
di Adam McKay – USA 2015
con Steve Carell, Christian Bale
***

Visto in TV, con Sabrina.

Tratto da un saggio del giornalista finanziario Michael Lewis, il film racconta la storia (vera) di alcuni gruppi di speculatori che nel 2007 riuscirono a prevedere l'imminente crollo del mercato immobiliare americano, innescato dalla crisi dei mutui subprime (prestiti ad alto tasso di rischio di insolvenza), e fecero così una fortuna "scommettendo" contro la stabilità del mercato stesso. La narrazione non è tipica di una normale pellicola di finzione: nonostante l'argomento possa essere a forte rischio di noia (soprattutto per chi, come me, di economia capisce poco), i toni sono spigliati, il montaggio è rapido, i personaggi ben caratterizzati, l'argomento non viene banalizzato (la commedia non va mai a discapito della serietà del soggetto, ma aiuta a mostrarne l'assurdità di fondo) e gli intenti sono quasi quelli di un documentario, ovvero didattici, con i protagonisti stessi che a volte guardano in camera e si rivolgono direttamente allo spettatore, per non parlare dei momenti in cui alcuni vip (le attrici Margot Robbie e Selena Gomez, il cuoco Anthony Bourdain, l'economista Richard Thaler) spiegano alcuni concetti attraverso una serie di esempi. Condotto per mano da un cast di grandi nomi (Christian Bale, Ryan Gosling, Brad Pitt e Steve Carell fra gli altri), il lungometraggio intrattiene e diverte, senza risparmiare strali e denunce contro le storture del sistema capitalistico e bancario americano, le cui redini erano in mano a responsabili tanto stupidi e incoscienti quanto criminali e truffaldini. I vari personaggi che la storia segue (spesso senza che si incrocino fra loro) lavorano per arricchirsi, certo, ma sono anche spinti da un desiderio di rivincita personale contro Wall Street, e l'avidità si mescola all'idealismo. Dopo aver raccontato la sua storia, il film si conclude cinicamente, mostrando come in fondo sia cambiato poco o nulla. Da notare che si tratta del primo film "serio" di Adam McKay, nonché del suo primo senza Will Ferrell. Cinque nomination agli Oscar, con il premio (meritato) per la migliore sceneggiatura non originale: non era certo facile adattare in modo accattivante un saggio di economia!

0 commenti: