19 luglio 2019

Così parlò Bellavista (L. De Crescenzo, 1984)

Così parlò Bellavista
di Luciano De Crescenzo – Italia 1984
con Luciano De Crescenzo, Renato Scarpa
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Visto su Dailymotion, con Sabrina, per ricordare Luciano De Crescenzo.

Il primo film di Luciano De Crescenzo (tratto dal suo stesso romanzo d'esordio, diventato un "caso" di costume) è una collezione di vignette e di episodi di ambientazione napoletana, tenuti insieme da una trama assai esile. Nel condominio dove vive Gennaro Bellavista (De Crescenzo), professore di filosofia in pensione, giunge da Milano il dottor Cazzaniga (Scarpa), nuovo direttore del personale dell'AlfaSud. Per Bellavista, che si diletta a erudire il suo circolo di "discepoli" – fra cui il portiere Salvatore (Benedetto Casillo), il netturbino Saverio (Sergio Solli) e il poeta Luigino (Gerardo Scala) – è l'occasione di mettere alla prova la sua teoria secondo cui gli uomini si dividono fra quelli "d'amore" (che cercano la compagnia e la condivisione) e quelli "di libertà" (che amano la solitudine e l'efficienza), fra epicurei e stoici, fra napoletani e milanesi, insomma. Ma su Cazzaniga, almeno, dovrà ricredersi. Nel frattempo, la sua unica figlia Patrizia (Lorella Morlotti) rimane incinta del fidanzato Giorgio (Geppy Gleijeses), architetto disoccupato. Per tirare avanti, i due provano a gestire il negozio di articoli religiosi dello zio di Giorgio, ma dovranno fare i conti con le richieste della camorra... Diviso in mille rivoli, fra stereotipi (il caffè, il gioco del lotto) e barzellette, situazioni ed episodi che mettono in luce la poesia e la filosofia dei napoletani, le difficoltà della vita moderna (il traffico, gli elettrodomestici) e l'arte di arrangiarsi (più o meno illegalmente), il film corre sul filo del piacere affabulatorio che caratterizza lo spirito partenopeo. Molte scenette si rifanno a situazioni realmente vissute o raccolte da De Crescenzo (per esempio quella del cavalluccio rosso), altre (come il rapporto con il milanese Cazzaniga) sembrano anticipare "Benvenuti al Sud". E nel bene (la capacità di inventarsi lavori dove non ce ne sono, di sapersi godere la vita o di trovare qualcosa di bello e di poetico in ogni cosa) e nel male (la camorra, la burocrazia, la droga, la disoccupazione giovanile), la pellicola è un sincero omaggio alla creatività, alla bellezza di Napoli, alla sua espressività (celebre la scena in cui un pregiudicato dà indicazioni a una passante, usando la mimica delle mani anche se ammanettate). Qualche critico l'ha accusata di guardare troppo al passato (criticando la modernità, vedi le tirate contro i "giovani d'oggi"), ma è lo stesso amore per le tradizioni e i riti (collettivi e familiari) della napoletanità che si ritrova per esempio nelle commedie di Eduardo De Filippo, cui senza dubbio si ispira. Frase cult: "Si è sempre meridionali di qualcuno". Il titolo è un'ovvia citazione di Nietzsche ("Così parlò Zarathustra"). Fra i tantissimi attori, molti dei quali provenienti dal teatro o dal cabaret, ci sono anche Tommaso Bianco (il tassista), Isa Danieli (la moglie di Bellavista), Marina Confalone (la domestica), Francesco De Rosa (il venditore di bare), Renato Rutigliano, Riccardo Pazzaglia, Gino Maringola, Antonio Allocca, Nunzio Gallo. Con un seguito, "Il mistero di Bellavista", uscito l'anno seguente.

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