Steve Jobs (Danny Boyle, 2015)
Steve Jobs (id.)
di Danny Boyle – USA 2015
con Michael Fassbender, Kate Winslet
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Visto in TV, con Sabrina.
La vita di Steve Jobs, co-fondatore di Apple e figura chiave nel campo dell'innovazione tecnologica, raccontata attraverso i frenetici istanti che precedono tre celebri presentazioni di prodotto: quella del primo personal computer Macintosh nel 1984, quella del NeXT Computer nel 1988 (nel breve periodo in cui Jobs era uscito dall'azienda), e quella dell'iMac nel 1999 (che segnò il suo ritorno alla Apple). Prima di tutti e tre gli eventi, Jobs (Michael Fassbender, bravo come sempre, anche se non è particolarmente somigliante), coadiuvato dalla sua assistente e addetta al marketing Joanna Hoffman (Kate Winslet), incontra alcune persone, sempre le stesse (le tre sezioni del film portano avanti tante piccole sottotrame che si completano solo alla fine): l'ex amico e co-fondatore della Apple, Steve Wozniak (Seth Rogen), che cerca inutilmente di convincerlo a citare e ringraziare i colleghi che hanno lavorato allo sviluppo dell'Apple II, cosa che Jobs rifiuta perché non vuole agganciare il lancio di un nuovo prodotto a quelli del passato; l'amministratore delegato dell'azienda, John Sculley (Jeff Daniels), che farà licenziare Jobs dopo il flop del Macintosh, spingendolo a fondare una nuova società, la NeXT appunto, salvo poi tornare alla Apple come "salvatore" e riportarla in auge proprio con l'iMac (seguiranno successi planetari come l'iPod, preannunciato dalla scena finale, l'iPhone e l'iPad, nemmeno menzionati visto che il film termina nel 1999); Andy Hertzfeld (Michael Stuhlbarg), un membro del team del Macintosh originale; il giornalista Joel Pforzheimer (John Ortiz); Andrea "Andy" Cunningham (Sarah Snook), che gestisce gli eventi di lancio, e che viene continuamente confusa con Hertzfeld, visto che sono entrambi chiamati Andy; e infine Chrisann Brennan (Katherine Waterston), ex compagna di Jobs, e sua figlia Lisa (Perla Haney-Jardine), inizialmente non riconosciuta ma poi, lentamente, punto di riferimento per l'uomo (almeno nel film). Era difficile mettere in piedi una pellicola su un personaggio del genere, e tutto sommato la sceneggiatura di Aaron Sorkin fa un buon lavoro nel ritrarre le sue diverse facce: ambizioso, arrogante, testardo (e tirannico), più attento al design e al marketing dei suoi prodotti che non agli aspetti tecnici e creativi (le presentazioni devono essere degli spettacoli, anche a costo di "barare"), propugnatore dei "sistemi chiusi" ma comunque preveggente e visionario (come l'Arthur C. Clarke del quale è riportato uno spezzone di intervista nell'incipit). Peccato che il film, in questo modo, manchi di un vero focus: barcamenandosi fra il lato umano, quello imprenditoriale e quello pubblico di Jobs, non si sofferma fino in fondo su nessuno di essi, tanto che il personaggio viene mostrato soprattutto attraverso il modo in cui lo vedono gli altri (amici e collaboratori, più o meno traditi): e la sua vera natura, qual è?
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