Zero in condotta (Jean Vigo, 1933)
Zero in condotta (Zéro de conduite)
di Jean Vigo – Francia 1933
con Jean Dasté, Robert le Flon
***
Rivisto in divx.
Gli alunni di un collegio scolastico sono sottoposti a una disciplina severa e repressiva. Alcuni di loro organizzeranno una rivolta contro gli insegnanti dell'istituto, prima di fuggire sui tetti verso la libertà. Il primo dei due film di finzione realizzati da Jean Vigo (prima di morire per tubercolosi a soli 29 anni) è, nella sua brevità (solo 41 minuti), uno dei più celebri ritratti della ribellione contro l'ordine costitutito e dell'insopprimibile desiderio infantile di esprimere la propria creatività contro il controllo, la rigidità e la morale degli adulti: non deve pertanto stupire se venne considerato "antipatriottico" e pesantemente osteggiato dalle autorità. La sua proiezione in Francia fu vietata fino al 1945. Albert Riéra, artista amico di Vigo, gli aveva consigliato di tagliare alcune scene per evitare di incorrere negli strali della censura, dicendogli che in fondo si trattava del suo primo film e che era necessario fare qualche concessione. Vigo, già consapevole di essere gravemente malato, rifiutò, sapendo che non avrebbe più avuto molte altre occasioni di esprimersi compiutamente. Ispirato a ricordi personali di gioventù, il film comincia con scenette e gag quasi da cinema muto (con protagonisti due ragazzi sul treno mentre tornano dalle vacanze estive), per poi mostrarci gli alunni ingabbiati da regole dure, severe punizioni ("Zero in condotta e domenica niente uscita", è il mantra che si sentono ripetere a ogni minima infrazione) e una disciplina quasi militare (Vigo, che era figlio di un giornalista anarchico morto in prigione, per gli insegnanti si è ispirato proprio alle guardie del carcere). Quattro di loro – Caussat, Colin, Tabard e Bruel – organizzano dunque un "complotto contro le vecchie mummie che ci opprimono": una vera e propria guerra incruenta, con tanto di bandiera pirata, che inizia con una ribellione alla mensa ("Basta fagioli!") e una battaglia di cuscini in dormitorio (le piume nell'aria, riprese al ralenti, fanno pensare a una nevicata), prima dell'assalto in cortile durante le festa della scuola. Riscoperto dopo la seconda guerra mondiale, il film influenzò fortemente il cinema francese (basti pensare a Truffaut e al suo "I quattrocento colpi", ma anche a molte altre pellicole di ambientazione scolastica) e internazionale (un esempio è "Se..." di Lindsay Anderson). La fotografia è di Boris Kaufman. Jean Dasté (che per Vigo reciterà anche ne "L'Atalante") è il nuovo istitutore, il giovane Huguet, l'unico che simpatizza per i ragazzi (che infatti lo ritengono "un buon diavolo": significativamente il sottotitolo del film stesso è "Piccoli diavoli in collegio"), partecipando ai loro giochi e intrattenendoli, per esempio imitando le movenze di Charlot. È anche il protagonista di alcuni momenti "impossibili" o surreali (come quando fa lezione stando in verticale sulle mani, o un suo disegno – la caricatura di un altro insegnante – si "anima" sul foglio). Il rettore della scuola sembra invece un bambino truccato con il barbone: in realtà era un attore nano (nome d'arte Delphin), già apparso in alcuni muti di Feuillade.
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