Il laureato (Mike Nichols, 1967)
Il laureato (The Graduate)
di Mike Nichols – USA 1967
con Dustin Hoffman, Anne Bancroft
***1/2
Rivisto in DVD.
Tornato a casa dal college dopo essersi "laureato" a pieni voti (in realtà si tratta di un Bachelor of Arts, poco più che un diploma e non proprio corrispondente alla nostra laurea), il ventunenne Benjamin Braddock (un Dustin Hoffman a inizio carriera, che proprio con questa pellicola rivelò il suo straordinario talento al grande pubblico) non sa più cosa fare della propria vita. Incerto sul suo avvenire, disinteressato ai consigli dei genitori o dei loro amici (impagabile l'industriale che gli suggerisce di buttarsi nella "plastica"), sperso di fronte a un universo sociale, familiare ed economico in cui non si identifica (significativo lo sguardo apatico e fisso nel vuoto che mostra sin dalla primissima inquadratura del film, quella dell'atterraggio in aereo e del successivo passaggio sul nastro trasportatore in aeroporto), Ben attira su di sé le "attenzioni" della signora Robinson (Anne Bancroft), amica di famiglia e moglie di un socio in affari del padre, una donna ricca, annoiata, alcolizzata ma ancora piacente, che con suo grande imbarazzo tenta esplicitamente di sedurlo. Dopo un iniziale rifiuto, i due finiscono per diventare amanti, incontrandosi a più riprese in una camera d'albergo. Tutto cambierà però quando il ragazzo conoscerà la coetanea Elaine (Katharine Ross), figlia della signora Robinson, che infatti aveva fatto di tutto affinché i due giovani non uscissero insieme. Fra i due scatterà l'amore a prima vista: un amore vero, stavolta, non fasullo o imposto dalla noia, dalle circostanze, dal conformismo o dalle costrizioni... Una pellicola iconica, uno dei film più importanti della seconda metà degli anni sessanta, che come pochi seppe interpretare le inquietudini e l'insofferenza di un'intera generazione verso i valori e la morale di quella che l'aveva preceduta. Non a caso apparve nel momento storico in cui finalmente Hollywood stava superando gli obblighi e i paletti del codice Hays, le norme di autocensura che impedivano di affrontare sullo schermo in maniera realistica o matura temi sociali o sessuali (norme alle quali già altre pellicole, come "Chi ha paura di Virginia Woolf?" dello stesso Nichols, avevano dato le prime spallate). Perfettamente figlio dei suoi tempi e, se vogliamo, in linea con i temi del malessere e della "contestazione" giovanile (anche se nella sceneggiatura sono assenti riferimenti politici), il film riscosse un grande successo di pubblico e di critica, con sette nomination ai premi Oscar, vincendo quello per la miglior regia. Fondamentale, al riguardo, anche la colonna sonora, con le bellissime canzoni di Simon & Garfunkel ("The Sound of Silence", "April Come She Will" e "Mrs. Robinson", quest'ultima scritta appositamente per il film).
Se le influenze del cinema europeo sono evidenti (in particolare quelle de "La notte" e di altri film di Antonioni che raccontavano l'alienazione e l'incomunicabilità, specie nella borghesia), il film è comunque da considerare uno dei capolavori del cinema americano con il suo misto di commedia, satira e attenzione all'ambiente sociale. La regia di Nichols è innovativa e dinamica, e alterna sequenze con la macchina da presa mobile (che segue da vicino il protagonista) a memorabili scelte di montaggio o di campo: dall'incipit – già citato – all'aeroporto, alla celeberrima inquadratura della gamba della signora Robinson mentre il protagonista è sullo sfondo; dalla scena della fila interminabile di anziani che escono dall'hotel in cui Ben vorrebbe entrare, all'ardito passaggio con lui che esce dalla piscina e si ritrova a letto con l'amante; per non parlare del finale dirompente e dissacrante – del tutto irrealistico ma entrato nell'immaginario collettivo – dell'irruzione al matrimonio, con i pugni sbattuti sulla vetrata della chiesa e l'utilizzo del crocifisso come arma per sbaragliare gli invitati prima di fuggire con la sposa. Una fuga in autobus, si badi bene, visto che l'auto di lusso (un'Alfa Romeo Spider) regalata a Ben dai genitori come premio per la laurea era stata abbandonata in panne senza troppi rimpianti: per gran parte del film, ma soprattutto nella seconda parte (dall'incontro con Elaine in poi: in precedenza l'incertezza la faceva da padrona, frammista a timidezza e insicurezza) il ragazzo procede spedito per la sua strada senza più curarsi del perbenismo e delle opinioni degli altri. Certo, proprio nell'ultima inquadratura del film torna lo sguardo sperso che avevamo visto all'inizio, stavolta condiviso con Elaine: anche se ha seguito il proprio cuore, Ben sembra ripiombare nell'incertezza per il proprio futuro ("e ora dove andiamo?"). Dietro una trama all'apparenza puramente "scandalosa" (la relazione adulterina di un ragazzo con una donna che potrebbe essere sua madre) sono dunque leggibili tante metafore che il contesto sociale e culturale non fa che esacerbare (le piscine in cui si va "alla deriva", o sul cui fondale ci si adagia con la tuta da sub; l'acquario con i pesci senza via d'uscita; e ancora: scenari asettici o impermeabili alle emozioni, come le case, l'albergo per gli incontri clandestini, il locale di strip tease). Svariate attrici affermate (fra cui Doris Day) rifiutarono la parte della signora Robinson. Murray Hamilton è il signor Robinson, lo sceneggiatore Buck Henry (che insieme a Calder Willingham ha adattato il romanzo di Charles Webb) interpreta il receptionist dell'albergo.
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