10 agosto 2018

A proposito di Nizza (Jean Vigo, 1930)

A proposito di Nizza (À propos de Nice)
di Jean Vigo, Boris Kaufman – Francia 1930
con attori non professionisti
**1/2

Visto su YouTube.

Jean Vigo, morto di tubercolosi nel 1934 a soli 29 anni, ci ha lasciato in tutto quattro film: due brevi documentari ("A proposito di Nizza", di 23 minuti, e "Taris o del nuoto", di 10) e due film di finzione ("Zero in condotta" e "L'Atalante"). Eppure, tanto basta per considerarlo uno dei cineasti più visionari, significativi e influenti del ventesimo secolo. Figlio di un giornalista anarchico morto in prigione, nelle sue pellicole ha sempre celebrato la libertà, reale o ideale che sia. Questo primo lavoro è un documentario muto su Nizza, di cui mostra soprattutto la vita frenetica che affolla la città d'estate, nella stagione turistica. Molte scene sono state girate con la telecamera nascosta, per ottenere un effetto di maggiore realismo. Si comincia con scorci di paesaggi (anche con panorami aerei) e si passa alle attività degli abitanti, dai ricchi e sonnacchiosi turisti seduti in spiaggia o ai tavolini dei bar, talvolta impegnati in performance sportive (tennis, bocce, corse automobilistiche), ai preparativi per una sfilata carnevalesca di carri e mascheroni, dai riti ludici o religiosi della società (balli, funerali) alla vita nei bassifondi e nei vicoli più poveri (lavandaie, spazzini, un mercato rionale: alcuni critici ci hanno letto una denuncia delle disuguaglianze sociali). Le inquadrature sono assai varie, mobili e fantasiose (dal basso, dall'alto, sghembe), accostate da un montaggio rapido e creativo, che sfiora il voyeurismo e la volgarità (anche per mezzo di alcuni "trucchi" ottici, come le dissolvenze che "spogliano" una ragazza su una sedia o il piede dell'uomo che si fa pulire le scarpe). Impossibile non pensare a "L'uomo con la macchina da presa" di Dziga Vertov: e a ragione, visto che co-autore del film è il direttore della fotografia Boris Kaufman, fratello minore proprio del regista russo (Vertov era uno pseudonimo), che collaborerà con Vigo anche nei lavori successivi prima di trasferirsi a Hollywood (dove vincerà, fra le altre cose, l'Oscar per la fotografia di "Fronte del porto"). A parte alcune ispirazioni surrealiste ed espressioniste, il punto di riferimento è proprio il cinema sovietico. Ma l'energia strabordante (impersonificata dalle ragazze che ballano, riprese dal basso e montate alternativamente con parate militari o con le statue di un cimitero) e la ricchezza del ritmo e delle idee già anticipano i lavori successivi e restituiscono l'immagine di una città multiforme e brulicante di vita. Il film si conclude con altre immagini in (apparente) libertà: la natura (il cielo, le onde del mare, gli alberi mossi dal vento) e l'industria (le ciminiere fumanti, alternate ai volti ridenti di anziani operai). Anche se, per la breve durata o la minor esperienza del giovane Vigo, il film non è forse all'altezza del capolavoro di Vertov, ne può essere considerato un ottimo compendio che – oltre a documentare in maniera preziosa e versatile com'era la vita nella Nizza del 1930 – prefigura già la genialità del suo autore.

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