Venezia e Locarno 2007 – conclusioni
Quest'anno anche Hiromi ha fatto l'abbonamento, così abbiamo visto gran parte dei film insieme. Nel complesso, però, la rassegna è stata un po' deludente e non ci ho trovato assolutamente nessun capolavoro. Tutto sommato, visto il livello degli altri film in gara (non ho visto però quello di Michalkov, che dicono sia molto bello), il Leone d'Oro ad Ang Lee mi è parso giusto. Nonostante le solite polemiche della stampa italiana, infatti, anch'io se fossi stato in giuria lo avrei assegnato al regista taiwanese o magari – con un po' di coraggio – a Greenaway. Per quanto riguarda gli altri film visti: fra le conferme rispetto alle mie aspettative ci metto Mouret in positivo e Haynes in negativo; fra le sorprese, Wright e Haggis in positivo, Rohmer e parzialmente Branagh e Kechiche in negativo, nel senso che mi aspettavo che mi piacessero di più. Fra gli italiani si salvano "La ragazza del lago" e soprattutto "Non pensarci", fra le hollywoodianate "Hairspray" e "The hunting party".
Una nota a margine: ho trovato assurde le accuse ad Ang Lee e a un certo tipo di cinema narrativo di essere "vecchio", "superato" o addirittura "nato morto", mentre si osannano le "sperimentazioni" decostruite di Haynes. Le sperimentazioni non hanno valore in sé, ma solo se vengono metabolizzate, assorbite e poi sfruttate per comunicare in qualche modo con lo spettatore. Sono sicuro che fra una cinquantina d'anni, mentre i film di Ang Lee saranno ancora visti e apprezzati come classici, "I'm not there" sarà dimenticato o considerato inguardabile (io lo considero tale già adesso). La stessa sorte, non illudiamoci, la faranno alcuni dei film più contorti e meno riusciti di Lynch, "Inland empire" in primis, così come l'hanno già fatta certe opere di Godard o Warhol. E allora, chi è che è "nato morto"?
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