Ai no yokan (M. Kobayashi, 2007)
Ai no yokan, aka The rebirth
di Masahiro Kobayashi – Giappone 2007
con Masahiro Kobayashi, Makiko Watanabe
**1/2
Visto all'Auditorium San Fedele, con Hiromi, in originale con sottotitoli (rassegna di Locarno)
La pellicola che ha vinto il Pardo d'Oro è ispirata a un fatto di cronaca realmente accaduto in Giappone: una liceale di 14 anni accoltellata a morte da una sua compagna di classe. Il film però non parla di questo avvenimento, preferendo soffermarsi sulle reazioni dei genitori delle due ragazze (il padre di quella uccisa e la madre dell'assassina), che dopo il fattaccio scelgono di abbandonare Tokyo e di trasferirsi a vivere in una squallida cittadina dell'Hokkaido, curiosamente in due appartamenti a poca distanza l'uno dall'altro. La volontà di dimenticare l'accaduto e il desiderio di condurre un'esistenza vuota e anonima si traduce in una serie di giornate tutte uguali, che il regista sottolinea mostrandoci ripetutamente gli stessi gesti e le stesse azioni, giorno dopo giorno, ricorrendo anche alle medesime inquadrature. Anche se privo di qualsiasi dialogo (a parte le interviste introduttive ai due protagonisti e una riflessione nel finale), sarebbe sbagliato definire noioso questo film: semmai è ossessivo, monotono, snervante, ma non gli manca una sua efficacia nel mostrare il vuoto esistenziale, il dolore che non lascia spazio nemmeno al pensiero, la ripetitività della vita quotidiana. Peccato che gran parte degli spettatori non siano preparati a sopportare questa routine, come se la loro vita non fosse composta anch'essa da azioni e sequenze sempre uguali, e reagiscano con commenti ad alta voce (imperdonabili in un film fatto di silenzi) o risatine (riflessi pavloviani dovuti all'eccessivo consumo di quella comicità televisiva che si basa soltanto sui tormentoni).
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