Non bussare alla mia porta (W. Wenders, 2005)
Non bussare alla mia porta (Don't come knocking)
di Wim Wenders – Germania/Francia/USA 2005
con Sam Shepard, Jessica Lange
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Rivisto in DVD, con Martin.
Un attore western di mezz'età, dopo aver condotto una vita dissoluta, fugge improvvisamente dal set del film che stava girando: dapprima si rifugia dalla madre, poi decide di recarsi nel Montana alla ricerca del figlio trentenne che ha appena scoperto di avere. Dopo "La terra dell'abbondanza", Wenders prosegue il suo viaggio nella provincia americana con un'altra pellicola che mette al centro i difficili rapporti familiari e comunicativi del protagonista, lasciando da parte stavolta i temi politico-sociali e addentrandosi nei grandi spazi dell'ovest (e del nord-ovest) con un percorso più intimo e personale che ricorda in parte "Paris, Texas". Viene messa da parte anche l'ossessione per l'elettronica, i video e l'immagine (se escludiamo gli elementi metacinematografici: ma non a caso si parla di un cinema "del passato", con un film western che sembra di cinquant'anni fa!). A una prima parte completamente incentrata sull'irrequieto personaggio di Howard Spence interpretato da Sam Shepard (anche sceneggiatore), ne segue una seconda più corale e ricca di sorprese e colpi di scena (come quelli relativi alla misteriosa ragazza bionda il cui cammino si intreccia con quello di Howard). Le ottime musiche pop/country di T-Bone Burnett e la bella fotografia iperrealista contribuiscono a rendere il film una gioia per gli occhi e le orecchie, anche se forse è un po' meno profondo del precedente. Rivisto per la seconda volta, in ogni caso, mi è piaciuto di più. In un cast che comprende anche grandi nomi (Tim Roth è l'uomo incaricato dalla compagnia cinematografica di rintracciare Howard, un personaggio che ricorda altri character wendersiani come il detective di "Fino alla fine del mondo" o l'agente speciale di "Million dollar hotel") e vecchie glorie (Eva Marie Saint, l'anziana madre del protagonista), spiccano per bravura e simpatia i tre giovani Gabriel Mann, Sarah Polley e Fairuza Balk.
3 commenti:
Ricordo che mi sembrò un po' sottotono rispetto agli altri film "americani". Ma Wenders è sempre Wenders. Forse vidi il film con distrazione. Eppoi una volta sola non è mai sufficiente con Wenders. Lo rivedrò senz'altro. A presto.
In effetti anche a me era piaciuto un po' meno de "La terra dell'abbondanza" (e ovviamente di "Paris, Texas"), ma - come detto - rivedendolo la seconda volta lo ho apprezzato di più.
Concordo non è all'altezza di altre pellicole
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