Il treno (John Frankenheimer, 1964)
Il treno (The train)
di John Frankenheimer – USA/Francia 1964
con Burt Lancaster, Paul Scofield
**1/2
Visto in divx.
Nella Parigi occupata dai nazisti, pochi giorni prima che gli alleati giungano a liberare la città, il colonnello tedesco Franz von Waldheim (Scofield) organizza un treno speciale per portare in Germania un gran numero di quadri d'arte moderna sottratti dai musei e dalle collezioni francesi. A cercare di impedirglielo, sabotando in ogni modo il convoglio e ritardandone il viaggio, sarà il ferroviere Paul Labiche (Lancaster), membro in segreto della resistenza. Ispirato a una storia vera, quella narrata da Rose Valland nel libro “Le front de l'art”, un film fortemente voluto da Lancaster, che fece sostituire dopo solo tre giorni di riprese il regista inizialmente designato, Arthur Penn, perché questi immaginava un film più minimalistico e non intendeva dare lo spazio sufficiente alle scene d'azione. In effetti, lo sforzo produttivo è notevole, con numerose sequenze ad alto impatto, quali esplosioni, scontri fra treni o stazioni ferroviarie bombardate da incursioni aeree: Frankenheimer stesso lo definirà “l'ultima grande pellicola d'azione mai realizzata in bianco e nero”. Le riprese furono effettuate in Francia, con numerosi attori francesi in ruoli minori – Jeanne Moreau (l'albergatrice), Michel Simon (il vecchio macchinista Papa Boule), Albert Rémy (il fuochista Didont), Suzanne Flon (la curatrice del museo) – per lo più addetti alle ferrovie o membri della resistenza che aiutano Labiche nel suo “duello” con Waldheim. Ma il filo conduttore è il contrasto fra il valore dell'arte (i quadri sono definiti “un tesoro nazionale” e “la gloria della Francia”) e quello della vita umana: il primo è tenuto in massima considerazione dal colonnello Waldheim, che ama la pittura (anche quella “degenerata”, ossia l'arte moderna, che gli altri nazisti vorrebbero invece distruggere) e però si ritiene uno dei “pochi eletti” in grado di apprezzarla, motivo per il quale vorrebbe sottrarla al nemico (Labiche stesso non comprende il motivo per cui recuperare i dipinti sia così importante); il secondo è invece esemplificato dal sacrificio coraggioso dei tanti partigiani o simpatizzanti che muoiono per fermare il treno. L'ultima inquadratura del film mostra significativamente le casse con i dipinti abbandonate a fianco del convoglio e circondate dai cadaveri. Nel complesso, una pellicola avvincente e realizzata con competenza, che offre uno sguardo originale e diverso sulla seconda guerra mondiale: lo stesso spunto darà vita in tempi più recenti ad altri film (come “Monuments men” di George Clooney).
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