6 novembre 2021

I giorni contati (Elio Petri, 1962)

I giorni contati
di Elio Petri – Italia 1962
con Salvo Randone, Regina Bianchi
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Visto in divx.

Dopo aver assistito casualmente sul tram alla morte per infarto di un uomo della sua stessa età, Cesare (Salvo Randone, in uno dei suoi rari ruoli da protagonista), idraulico ultracinquantenne e vedovo, comincia a interrogarsi sul senso dell'esistenza e si convince di avere anche lui "i giorni contati". Decide così di smettere di lavorare per prendersi una sorta di "vacanza" e mettere ordine nella propria vita, con grande sconcerto dell'amico Amilcare (Franco Sportelli). Vagherà per Roma, entrando in contatto con personaggi e realtà a lui estranee (una mostra d'arte, dove conosce il mercante Vittorio Caprioli; l'aeroporto, dove guarda gli aerei decollare e sogna di viaggiare lontano; lo stabilimento balneare, affollato da giovani che si divertono; il tribunale, dove assiste ad arringhe e processi di sconosciuti); cercherà di riallacciare i legami col suo passato, rintracciando Giulia (Regina Bianchi), sua ex fiamma ormai sposata, o facendo una breve visita al paese di origine, ormai spopolato e abitato solo da vecchi e cani randagi; si confronterà con i giovani, in particolare con Graziella (Angela Minervini), figlia della sua padrona di casa, che a insaputa della madre fa la mantenuta; e quando il denaro inizierà a scarseggiare (l'età della pensione è ancora distante), sarà tentato di farsi coinvolgere da un ex apprendista poco di buono (Paolo Ferrari) in un "impiccio", ovvero una truffa all'assicurazione, per tirarsi indietro solo all'ultimo momento. Il secondo lungometraggio di Petri – che alcuni critici hanno paragonato al "Posto delle fragole" di Bergman! – è al tempo stesso una riflessione sulla vecchiaia e la morte (la visita al cimitero), un confronto con i giovani (Graziella, il bambino sulla spiaggia) e, naturalmente, visto l'autore, un'analisi sociale e culturale di un'epoca (l'uomo va nello spazio: "Tra poco le ferie le passiamo sulla Luna") e un paese che cambia. Non mancano infatti tocchi socio-politici (le proteste degli abitanti dei quartieri popolari, o quelle dei contadini contro i grossisti) e critiche alla vita moderna ("Tutti corrono, s'affannano, hanno fretta, una fretta di arrivare..., ma a che cosa? A una triste vecchiaia carica di rimpianti per ciò che si è sacrificato e perduto", ha detto il regista), anche se il focus dell'attenzione è sempre sul personaggio singolo, un lavoratore che si scopre filosofo ("Il suo è un problema squisitamente moderno: lei senza neanche saperlo è un esistenzialista", gli dice il mercante d'arte), ossessionato dalla morte che può giungere all'improvviso, anche se non la si era mai presa in considerazione. La lezione del neorealismo viene dunque contaminata dall'alienazione (come in Antonioni) e dallo stile della Nouvelle Vague (la sequenza finale sul tram, in mezzo al frastuono, alle voci, alle immagini e alle luci, è quasi godardiana). La fotografia è di Ennio Guarnieri. Randone aveva già recitato per Petri nel precedente "L'assassino", basato – come questo – su un soggetto del regista e di Tonino Guerra. Piccola parte per Lando Buzzanca, nel ruolo del figlio.

3 commenti:

Ismaele ha detto...

un film sorprendente, filosofico, attuale per sempre

https://markx7.blogspot.com/2018/03/i-giorni-contati-elio-petri.html

Christian ha detto...

Sì, un bel film, con un ottimo protagonista.

Marisa ha detto...

Mi ha colpito come il film inizia e finisce con un tram (il tran-tran della vita), ma quanta riflessione e presa di coscienza in mezzo!
Mentre aspettiamo la morte è meglio continuare a vivere svolgendo il modesto lavoro quotidiano...
Tutta la saggezza dei maestri di meditazione è rinchiusa in questo ammonimento dato ad un allievo che ne chiedeva il senso ultimo: "Hai mangiato? lavati la scodella!"