24 novembre 2021

Dramma della gelosia... (Ettore Scola, 1970)

Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca)
di Ettore Scola – Italia 1970
con Marcello Mastroianni, Monica Vitti, Giancarlo Giannini
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Visto in TV (RaiPlay).

In un'aula di tribunale "immaginaria" (non si vede mai: di fatto i personaggi parlano agli spettatori), i protagonisti di un fatto di cronaca ne rievocano le vicende. Il muratore romano Oreste (Mastroianni) si innamora della fioraia Adelaide (Vitti), e per lei lascia la moglie (che non amava). Ma quando la donna – indecisa su chi ama più dei due – inizia una relazione anche con il pizzaiolo toscano Nello (Giannini), scatta la sua gelosia... Da un soggetto di Age & Scarpelli, sceneggiatori insieme al regista, un film che, sin dal (lungo) titolo, pare voler ironizzare su quel tipo di stampa scandalistica e voyeuristica che mette in piazza la vita privata, i drammi passionali e le tragedie delle persone comuni. La storia, in sé, è alquanto banale (un triangolo d'amore, amicizia e tradimento, senza troppe sorprese), così come i tre protagonisti, che non escono da ruoli stereotipati o monodimensionali, anche se la narrazione pare a tratti voler allargare gli orizzonti, tirando in ballo questioni sociali (tutti e tre sono proletari), politiche (Oreste è simpatizzante comunista e incontra Adelaide a una Festa dell'Unità, Nello è un anarchico contestatore), civiche (ci si lamenta della sporcizia e della trascuratezza in cui versa Roma) e di costume (Adelaide si sente dire dalla psicanalista "Lei, amando due uomini, è al di sotto della media"; e il trio tenterà, senza successo e con poca convinzione, di instaurare un ménage à trois), con toni che vanno dal drammatico al malinconico, dal comico (le macchiette come il macellaio, interpretato dal wrestler Hercules Cortes, o la zingara chiromante) all'esistenzialista, fino a sfociare nel surreale (tutto l'impianto della pellicola, con i personaggi che si rivolgono in camera agli spettatori, prefigurando una trovata che Scola ripeterà, per esempio, in "C'eravamo tanto amati" e che comunque aveva precedenti illustri nella commedia americana brillante di Wilder e Lubitsch) e infine nella follia di Oreste. Peccato che l'insieme, salvo brevi momenti, sia poco incisivo. A salvare il film sono soprattutto gli interpreti, in particolar modo una Vitti splendida come sempre e un Mastroianni stralunato (per la prima volta diretto da Scola, e che per questo ruolo vinse a Cannes il premio come miglior attore) nei panni di un uomo dimesso e trasandato, con "un trucco da Memorie dal sottosuolo o da Tragedia della miniera" (come scrisse Rondi). Musiche di Armando Trovajoli.

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