9 ottobre 2021

Sulla infinitezza (Roy Andersson, 2019)

Sulla infinitezza (Om det oändliga)
di Roy Andersson – Svezia/Germania/Norvegia 2019
con Martin Serner, Jan Eje Ferling
**1/2

Visto in TV (RaiPlay).

Premiato a Venezia con il Leone d'Argento per la regia (dopo che il precedente film di Andersson, "Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza", aveva vinto il Leone d'Oro), il sesto lungometraggio del regista svedese prosegue sulla falsariga degli altri suoi lavori del ventunesimo secolo (ovvero quelli a partire da "Canzoni dal secondo piano"): una serie di vignette, anzi di quadri con camera fissa, che mostrano storie minime (alcune davvero minime), presentate da due misteriosi osservatori esterni e slegate fra di loro, con personaggi colti nella loro quotidianità. Fra questi: un prete che ha perso la fede, e la cosa lo tormenta al punto di affidarsi a uno psichiatra (anche perché sogna il proprio personale calvario), o un uomo che ritrova un vecchio compagno di studi e ci rimane male perché non viene salutato. Non mancano però momenti onirici, surreali o metafisici: una coppia di amanti che "fluttua" sopra la città, o Adolf Hitler nel suo bunker prima della sconfitta definitiva... Nonostante l'assenza di movimenti di macchina e la semplicità del montaggio, è evidente la grande cura nella messa in scena di ogni situazione, che dà origine appunto a veri e propri tableaux vivants. La fotografia è desaturata, con colori smorti ai limiti del bianco e nero, e l'insieme ha un suo bizzarro fascino, anche se non è facile coglierne il senso ultimo: il titolo, così come alcune sequenze (i due ragazzi che discutono dell'energia che non può essere distrutta), lascia pensare all'incompiutezza di un'umanità destinata a non raggiungere mai una conclusione soddisfacente. Si spiegano così anche alcuni paesaggi che sembrano proseguire per sempre all'orizzonte, o perdersi fra la nebbia, come la strada dell'ultimissima vignetta, apparentemente senza fine, ma sulla quale un uomo è rimasto con la macchina ferma (in generale l'ambiente circostante appare sempre più grande dei personaggi: non ci sono mai primi piani).

2 commenti:

Marisa ha detto...

Un film che ha un suo fascino, ma soprattutto il potere di presentare l'umanità in un suo momento di grande solitudine e di empasse, proprio come l'uomo rimasto in panne lungo una strada deserta...
Unico vero momento di grazia sembra (ma come fugace e surreale, fuori dal mondo!) l'amore che, come in un quadro di Chagall, fa vibrare gli innamorati nello spazio...
La breve apparizione di Hitler segna il culmine della distruttività dell'uomo quando sia ossessionato dal desiderio di dominare il mondo!
Per il resto l'unica vera comunicazione avviene tra i giovani che credono ancora che l'immortalità sia legata all'energia che si trasforma, anche se si rischia di ritornare in vita sotto forma di pomodoro...

Christian ha detto...

Forse un po' meno interessante dei suoi film precedenti, ma come sempre l'insieme è superiore alla somma delle parti...