6 gennaio 2021

Gertie il dinosauro (Winsor McCay, 1914)

Gertie il dinosauro (Gertie the dinosaur)
di Winsor McCay – USA 1914
animazione tradizionale
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Visto su YouTube.

Per quanto possa sembrare strano, alcuni spettatori, dopo aver assistito al precedente lavoro di Winsor McCay, "How a mosquito operates" (1912), si erano convinti che il disegnatore avesse semplicemente ricalcato con il suo tratto un filmato reale (una forma di rotoscopia ante litteram!), o addirittura che la zanzara fosse mossa tramite dei fili. Per dimostrare che non era così, per il suo nuovo film McCay scelse un soggetto che era impossibile da filmare nella realtà: un brontosauro! La struttura della pellicola è la stessa delle due che l'avevano preceduta (a partire dal "Little Nemo" del 1911), vale a dire una sequenza introduttiva in live action (aggiunta in occasione della proiezione nel circuito delle sale cinematografiche), in cui McCay scommette (in questo caso con il collega George McManus, assieme al quale – e ad altri amici: il cartoonist Tad Dorgan, lo scrittore Roy McCardell e l'attore Tom Powers – si è recato in visita al museo di storia naturale di New York) di essere in grado di "riportare in vita" con la propria arte un dinosauro. Dopo sei mesi di lavoro (e 10.000 disegni su carta di riso, "ciascuno diverso dal precedente"), l'artista presenta il risultato. Assistiamo così alla sequenza animata vera e propria, in cui il dinosauro (anzi, la dinosaura: si specifica che è di sesso femminile!) Gertie esce timidamente da una grotta, in un paesaggio roccioso presso la riva di un lago, per "esibirsi" davanti al pubblico. Scodinzolando e obbedendo agli ordini di McCay come fosse una cagnolina, l'animale saluta e danza, mangia (un albero completo, comprese le radici!) e beve (l'acqua dell'intero lago!), e interagisce in vari modi con altre creature (un serpente di mare, una lucertola alata, e un mammut di nome Jumbo!). L'illustratore riscuote infine la scommessa vinta. Nonostante i limiti della tecnica (ignorando l'uso dei rodovetri, McCay è costretto a ridisegnare ogni volta anche il paesaggio circostante: in compenso fa uso per la prima volta di espedienti pratici come i keyframe e le sequenze in loop per facilitarsi il lavoro), l'animazione appare assai fluida, anche rispetto agli esperimenti precedenti, e i disegni sono chiari e realistici: il film ebbe un profondo impatto sugli spettatori e sull'industria cinematografica, ispirando numerosi studi che si lanciarono in imitazioni o in proposte più originali. Pur non trattandosi del primo cartoon della storia – anticipato in questo, oltre che dai corti precedenti di McCay, anche dai pluricitati lavori di James Stuart Blackton ("The enchanted drawing", 1900; "Humorous phases of funny faces", 1906) ed Émile Cohl ("Fantasmagorie", 1908) – è infatti quello che forse ha avuto più influenza sulla nascita del cinema di animazione americano, sia dal punto di vista commerciale che da quello stilistico. Da John Randolph Bray (il cui studio produsse una vera e propria copia di Gertie, un plagio che ancora negli anni '70 era spesso scambiato per l'originale) ai fratelli Fleischer, da Otto Messmer fino a Walt Disney, i successori di McCay ricorsero a linee chiare, tratti semplici ed alto contrasto fra bianco e nero, distanziandosi così dagli animatori europei, il cui stile era più astratto, pittorico e vario. La fama della pellicola non è mai calata nel tempo: se, come detto, non è il primo film in animazione della storia come a volte viene citato, è quasi sicuramente quello con il primo personaggio animato dotato di un nome e di una personalità (divenne così popolare che nel 1921 avrebbe dovuto essere protagonista persino di un sequel, "Gertie on tour", che McCay iniziò ma non terminò). Fra i molti omaggi ricevuti nell'immediato, vanno ricordati il dinosauro (animato a passo uno) che Buster Keaton cavalca ne "L'amore attraverso i secoli" ("Three ages", 1923) e naturalmente quelli in "Fantasia" (1940) di Walt Disney.

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