Slacker (Richard Linklater, 1991)
Slacker (id.)
di Richard Linklater – USA 1991
con Richard Linklater, Teresa Taylor
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Visto in divx, in originale con sottotitoli.
Ventiquattr'ore nella vita degli abitanti di Austin, in Texas, e in particolare dei giovani rappresentanti della cosiddetta "Generazione X", perlopiù ventenni e sfaccendati, impegnati in discussioni filosofiche o pseudo-intellettuali. Seguito ideale (ma ben più compiuto) del suo film d'esordio, l'autoprodotto "It's impossible to learn to plow by reading books", il film che ha portato per la prima volta Linklater all'attenzione della critica salta – in stile semi-documentaristico – da un personaggio all'altro, senza trattenersi con nessuno per più di pochi minuti e approfittando di ogni incontro (anche casuale) per abbandonare il primo e seguire il secondo come se si cedessero il testimone (o come ne "La ronde" di Ophüls, di cui è quasi una versione aggiornata). A volte rimaniamo in compagnia di un personaggio per pochissimi secondi, giusto il tempo di un raccordo; altre volte ci restiamo invece per sequenze più lunghe e complesse. Fra le decine di scenette, da ricordare quella iniziale in cui lo stesso Linklater, a bordo di un taxi, espone le sue teorie sui sogni e gli universi paralleli; quella in cui un ragazzo investe in auto la propria madre; quella in cui un complottista tormenta una ragazza con le tante ipotesi sull'assassinio di Kennedy; quella in cui un anziano anarchico fa amicizia con il giovane ladro entrato in casa sua; quella in cui incontriamo un fanatico della televisione e dei video. Alla fine, ci accorgiamo che l'insieme ha più valore e significato delle singole sequenze, che concorrono a formare un affresco di una generazione senza direzione, senza prospettive, imprigionata nei propri discorsi fumosi (filosofici, sociali, politici, culturali) e nelle teorie di complotto (sbarchi lunari ed alieni, cospirazioni del governo...). Una generazione inconcludente e poco interessata a costruirsi una vita vera o una carriera lavorativa, ma anche rapporti di amicizia o sentimentali che posino su basi solide, preferendo restare in preda di un "cazzeggio" generalizzato che nasconde la mancanza di relazioni e di collegamenti. Linklater è ben conscio di tutto questo, eppure guarda ai suoi personaggi con una certa simpatia, anche ai più stralunati, forse perché sa di farne parte (interpreta personalmente il primo ragazzo della pellicola, e idealmente fa parte del gruppo dei giovani filmmaker che si vedono proprio nel finale). L'ottimo lavoro di scrittura in alcune sequenze, il naturale fluire degli eventi, e l'efficacia nella descrizione di un milieu sociale e culturale rendono il film uno dei più interessanti del panorama indipendente dei primi anni novanta. Fra i tanti attori ci sono amici del regista (Kim Krizan), musicisti (Teresa Taylor, Abra Moore) e altri cineasti (Lee Daniel, Athina Rachel Tsangari).
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