L'importanza di chiamarsi Ernest (O. Parker, 2002)
L'importanza di chiamarsi Ernest (The importance of being earnest)
di Oliver Parker – GB 2002
con Colin Firth, Rupert Everett
**1/2
Rivisto in TV.
Dopo "Un marito ideale", che già aveva fra i suoi protagonisti Rupert Everett, il regista Oliver Parker adatta un'altra commedia di Oscar Wilde, e una delle sue più celebri, realizzando una divertente satira della società britannica dell'epoca edoardiana, dove la cura e l'attenzione alle regole formali sovrasta ogni cosa, al punto che la qualità più ammirata di un possibile fidanzato è... il suo nome (capovolgendo di fatto l'assunto shakespeariano di "Romeo e Giulietta", dove invece si diceva: "Che cos'è un nome? La rosa avrebbe lo stesso profumo anche se la chiamassimo in un altro modo. Dunque cambia il nome, Romeo, e amiamoci tranquillamente"). Qui abbiamo il distinto John "Jack" Worthing (Colin Firth), gentiluomo di campagna, che quando si reca in città assume il nome di un suo fantomatico fratello, Ernest, per concedersi vizi e divertimenti che poco gioverebbero alla sua reputazione: è infatti il tutore della giovane Cecily (Reese Witherspoon), e come tale deve mantenere un'immagine impeccabile. A un certo punto Jack chiede la mano di Gwendolen (Frances O'Connor), cugina del suo amico (e compagno di bagordi) Algernon "Algy" Moncrieff (Rupert Everett), la quale afferma di ricambiare il suo amore perché ha sempre sognato di fidanzarsi con un uomo chiamato Ernest, il cui nome le procura delle "vibrazioni". Nel frattempo Algy, intenzionato a conoscere Cecily, si reca nella villa di campagna di Jack e si presenta come il famigerato fratello Ernest, scoprendo che anche la ragazza ha sempre sognato di fidanzarsi con lui perché adora il suo nome. Naturalmente, quando le due donne si incontreranno, crederanno di amare entrambe lo stesso uomo... Wilde giocò sull'assonanza fra il nome Ernest e l'aggettivo "earnest", che significa "serio, onesto, affidabile": alcune delle prime traduzioni italiane della commedia provarono a rendere il titolo con "L'importanza di essere Franco", o "di essere Onesto", ma alla lunga si è preferito mantenere il nome originale, anche perché in fondo "Ernesto" ricorda abbastana "Onesto". Graziato da interpreti che stanno al gioco (ci sono anche Judy Dench nei panni della zia Augusta, Anna Massey come Miss Prism e Tom Wilkinson come reverendo Chasuble), il film non devia dal testo originale ma in fondo non vi aggiunge quasi nulla: è un buon adattamento, dal sapore più televisivo che cinematografico, che rende giustizia a Oscar Wilde e alle sue battute sarcastiche, ma che resta privo di quella "scossa" che solo il grande cinema può donare allo spettatore.
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