Aurora (Cristi Puiu, 2010)
Aurora
di Cristi Puiu – Romania 2010
con Cristi Puiu, Clara Voda
**1/2
Visto al cinema Apollo, in originale con sottotitoli (rassegna di Cannes).
Ultimamente il cinema rumeno sta attraversando un buon momento (basti pensare a Mungiu e Porumboiu) e anche questo "Aurora" ha i suoi motivi d'interesse: in parte ricorda addirittura l'assurdità esistenziale di "Dillinger è morto" di Ferreri, pur con le dovute differenze. Vediamo un uomo (interpretato dallo stesso regista) uscire di casa, apparentemente per recarsi a ripulire e imbiancare un vecchio appartamento. Ma porta con sé anche un fucile, con il quale intende compiere una serie di omicidi. Soltanto nel finale ci verrà rivelato il vero significato delle sue azioni. La durata estenuante (tre ore) e la rarefazione dei dialoghi non impediscono di provare una certa curiosità per le azioni enigmatiche del personaggio sullo schermo, che si muove in un contesto urbano e casalingo con spersa inquietudine. Lo stile è compatto e coerente, il ritmo rilassato, con numerosi e lunghi piani sequenza: da un lato lo spettatore è tenuto a distanza, in quanto non gli viene spiegato né fatto capire cosa stia pensando il protagonista (è assente qualsiasi tipo di inserto o di dialogo di carattere didascalico); dall'altro ne diventa però il "compagno di viaggio", visto che l'uomo non viene abbandonato nemmeno per un istante ed è sempre presente sullo schermo per tutta la durata del film. La lunga successione di piccoli gesti, azioni, spostamenti, visite a familiari, inframmezzata dai colpi di fucile che rompono improvvisamente il silenzio, ha un qualcosa di ipnotico che – grazie anche all'iniziale enigmaticità della vicenda – lascia incollati allo schermo fino alla fine.
4 commenti:
Lo terrò d'occhio, mi hai messo curiosità.
Però però, un dubbio mi assale: esiste "rarefattezza" o te lo sei inventato lì per lì?
:-)
(..."rarefazza"?) (vo a cercar sullo Zingarelli)
:-)
Si dice "rarefazione"... ^^;
Ora ho corretto!
Il film non è male, però è molto prosaico, senza significati o simboli profondi. La mancanza di vera fantasia è un po' un problema di tutta la rassegna.
Scherzi a parte, (non lo sapevo neanch'io! ogni tanto ci si imballa...) sarebbe ora che noi italiani smettessimo di guardare gli altri dall'alto in basso.
I tempi del grande cinema italiano sono finiti da un pezzo, che tristezza. Da una quindicina di anni in qua, abbiamo solo da imparare: dai romeni, dai coreani, dagli iraniani, dagli indiani, dai ghanesi...da tutti.
(sai mica se sulla lista degli sprechi di "Libero" c'era anche il Barbarossa leghista? Una volta ho letto quanto è costato, mi sono spaventato e cerco di non pensarci più).
È che a vedere troppi film in lingua originale, comincio ad avere problemi con l'italiano... ^^
Quanto al discorso sul cinema, purtroppo in mancanza di un'industria solida e con le radici ben piantate (e dunque in grado di adattarsi ai cambiamenti sociali e resistere alle crisi economiche), come quella americana o anche francese, è inevitabile che la qualità salga e scenda di pari passo con le ondate di creatività. Noi italiani abbiamo avuto tre grandi periodi (quello degli albori, negli anni '10; quello del neorealismo; e quello degli anni '70), ora siamo in perenne attesa di una rinascita. Nel frattempo tutti i paesi, prima o poi, hanno il loro momento di gloria. Quello degli iraniani e degli hongkonghesi è forse già finito, i rumeni lo stanno vivendo adesso.
Su "Barbarossa" non so niente, mi dispiace, ma non mi stupirei se avesse incassato l'un per cento di quanto è costato.
Posta un commento