12 giugno 2010

Chatroom (Hideo Nakata, 2010)

I segreti della mente (Chatroom)
di Hideo Nakata – GB/Giappone 2010
con Aaron Johnson, Imogen Poots
**1/2

Visto al cinema Arcobaleno, in originale con sottotitoli (rassegna di Cannes).

Cinque adolescenti londinesi si ritrovano a conversare in una chat privata (chiamata "Chelsea Teens!") su internet. Tutti hanno problemi, principalmente con i genitori, percepiti come distanti e assenti, e cercano conforto negli altri. William detesta il mondo che lo circonda e soprattutto la madre, scrittrice di una popolare serie di libri per l'infanzia (ogni riferimento a J.K. Rowling è probabilmente voluto); Jim, abbandonato dal padre quando aveva solo sette anni, è timido, senza amici e prende antidepressivi; Emily si sente trascurata e oppressa dai genitori; Eva fa la modella ma non sopporta né l'ambiente né le sue amiche snob; Mo è innamorato della sorella minore del suo miglior amico, anche se ha solo undici anni. Il subdolo e manipolativo William, inizialmente con la complicità di Eva, si diverte a elargire agli amici falsi consigli, incitandoli a comportamenti aggressivi o (auto)distruttivi. Ma quando cercherà di spingere il fragile Jim al suicidio in diretta via webcam, gli altri si alleeranno contro di lui per fermarlo prima che sia troppo tardi. Girato in Gran Bretagna dal giapponese Nakata, "Chatroom" non è un horror come i lavori che hanno reso celebre il regista ("The ring", "Dark water") ma un interessante thriller psicologico che riesce a raffigurare visivamente sullo schermo, in modo azzeccato e potente, l'ambiente virtuale della rete: i siti, i social network e le chatroom sono mostrati come luoghi e stanze "reali" che si aprono su un lungo e spettrale corridoio, affollato e dai muri scrostati (che rappresenta l'intero world wide web). La fotografia aiuta a distinguere le scene ambientate nella realtà (caratterizzate da tonalità fredde e smunte) e quelle nel mondo virtuale (con colori caldi e forti), mentre anche situazioni come l'utilizzo di false identità o l'accesso con password vengono trasposte fisicamente. La sceneggiatura (adattata da un testo teatrale di Enda Walsh) si basa sui meccanismi di interazione su internet, così diversi da quelli della vita reale, che consentono a individui senza scrupoli di manipolare e sottomettere quelli più fragili. I temi della solitudine e dei suicidi giovanili si sarebbero sposati perfettamente anche con un'ambientazione giapponese, ma tutto sommato lo scenario di Londra non stona. Da segnalare l'inserimento di alcune animazioni a passo uno, in plastilina. Bravi gli attori e buona la caratterizzazione dei personaggi: una piacevole (e inaspettata) sorpresa!

2 commenti:

Massimo Volpe ha detto...

Debbo dire che quando i registi asiatici mettono il naso fuori dalla madrepatria, il più delle volte attirati dai dollari hollywoodiani, i risultati sono pessimi; Nakata è un grande regista e quindi spero che abbia schivato la trappola; da come lo descrivi sembrano tematiche tipiche giapponesi (gioventù alienata, suicidio etc)il che depone bene. In effetti la questione della rete come trappola, compreso il suicidio, è già stato trattato nella cinematografia nipponica (basti pensare a Suicide Circle) e Nakata che si cimenta in ciò, lasciando per un attimo da parte ambienti e situazioni impregnati di Ringu, incuriosisce molto.
Grazie per queste belle recensioni, anche se mi fanno ribollire di rabbia, visto il misero fallimento del programma personale per seguire la rassegna.

Missile

Christian ha detto...

Sì, i temi sono molto nipponici. Rispetto agli altri film di Nakata non ci sono fantasmi, ma in fondo gli avatar e i simulacri in rete dei protagonisti non sono così diversi.

A me è piaciuto! E poi non è tanto hollywoodiano, si vede che è una piccola produzione britannica.