Belli e dannati (Gus Van Sant, 1991)
Belli e dannati (My own private Idaho)
di Gus Van Sant – USA 1991
con River Phoenix, Keanu Reeves
***1/2
Rivisto in DVD, con Marisa, Giovanni, Eleonora e Ginevra.
Mike (Phoenix) e Scott (Reeves) sono due ragazzi di strada, che vendono il proprio corpo e vivono alla giornata. Il primo è narcolettico (dunque lo vediamo spesso dormire sulle strade o all'aperto), ossessionato dai ricordi d'infanzia e soprattutto da quelli della madre che lo ha abbandonato poco dopo la nascita; il secondo è il rampollo di un ricco e potente uomo politico (il sindaco di Portland) che – anche come atto di ribellione nei confronti del padre – ha scelto di rinunciare a un'esistenza agiata per vivere ai margini della società. Per aiutare l'amico a rintracciare la madre, Scott lo accompagna nel suo viaggio da Seattle all'Oregon, dall'Idaho ("lo stato delle patate") all'Italia. Le loro storie personali si intrecciano: se la ricerca di Mike fa da filo conduttore alla pellicola, la vicenda di Scott è invece ispirata – con tanto di dialoghi "aulici" ripresi pari pari dal dramma originale – all'Enrico IV di Shakespeare, naturalmente con Scott nei panni del principe Henry. William Richert è Bob, il Falstaff della situazione, l'anziano e gaudente "maestro di vita" adorato (e sbeffeggiato allo stesso tempo) dai ragazzi, che viene poi rinnegato da Scott una volta che questi ha ripreso il proprio posto nella società. Molto bella la scena dei due funerali paralleli ma assai diversi fra loro, quello del padre di Scott e quello di Bob. Film folgorante, insolito, ricco di squarci surreali (le copertine delle riviste gay che si animano e parlano fra loro) o iperreali (i paesaggi, le strade infinite, le case), con una bella fotografia dai colori vivaci e dipinti. Come dice Mereghetti, "Van Sant è singolarmente pudico nell'affrontare il tema della prostituzione maschile e dell'amore omosessuale". Il lungometraggio, infatti, non mira a suscitare scandalo ma semplicemente a rappresentare le inquietudini, le pulsioni, gli amori e la solidarietà di personaggi anarchici e "diversi". Manca forse un po' di compattezza e coerenza, con la sceneggiatura che alterna scene intense a sequenze meno riuscite e svolte narrative consapevoli ad altre che sembrano improvvisate: ma anche questo fa parte del suo DNA. Ottima comunque la regia, che rivela già tutte le capacità multiformi del talentuoso Van Sant (il film è così diverso dal precedente "Drugstore cowboy"!). Il titolo originale si riferisce probabilmente al desiderio di Mike di trovare un proprio posto nel mondo dove vivere felicemente: se possibile il luogo delle sue origini, che infatti sogna più volte nel corso del suo viaggio. Le comunità dei "ragazzi di vita" di Portland e di Roma – e qui il pensiero corre a Pasolini – sono incredibilmente simili. Forse si tratta dell'interpretazione più celebre di River Phoenix, che richiama il James Dean di "Gioventà bruciata" (per l'acconciatura e il giubbino rosso) e che vinse a Venezia la Coppa Volpi come miglior attore, due anni prima della sua tragica scomparsa. Nel cast anche Chiara Caselli (la ragazza italiana di cui si innamora Scott) e Udo Kier (l'ambiguo tedesco Hans).
5 commenti:
La triangolazione Shakespeare-Van Sant-Pasolini si completa se si pensa a "Vi odio, cari studenti", la poesia che P.P.P. scrisse durante le contestazioni del '68 per accusare gli studenti di essere "figli di papà", implicitamente pronti a tornare nell'alveo borghese non appena terminato il loro periodo di rivolta (a differenza dei poliziotti contro i quali si scontravano, che invece non avevano modo di sfuggire al loro destino di miseria e proletariato).
Ma soprattutto, nel cast anche Massimo di Cataldo, ahah! A parte questa stupidaggine, non posso che essere d'accordo sull'analisi di questo splendido film del grande Van Sant che io adoro.
Ale55andra
Già, è vero, è uno dei ragazzi a Piazza del Popolo!
Quanto al film, quando lo avevo visto per la prima volta (ai tempi in cui uscì) non mi era piaciuto molto, ma forse allora ero troppo giovane...
l'ho visto pochi mesi fa, per la prima volta. però non tanto ho capito se m'è piaciuto o meno. in generale, mi trovo d'accordo col tuo parere, che pure è più cerebrale che emotivo. forse da un film così, mi sarei aspettato che muovesse qualcosa di più "istintivo", e invece mi ha un po' respinto.
Come già scritto, anch'io la prima volta non lo avevo apprezzato molto. Forse è un film a cui bisogna dare più di una chance.
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