31 marzo 2009

Fratelli e sorelle della famiglia Toda (Y. Ozu, 1941)

Fratelli e sorelle della famiglia Toda (Todake no kyodai)
di Yasujiro Ozu – Giappone 1941
con Mieko Takamine, Shin Saburi
***1/2

Rivisto in DVD, con sottotitoli (registrato da "Fuori Orario").

In occasione del compleanno della madre, i numerosi membri della facoltosa famiglia Toda si ritrovano tutti insieme per scattare una foto di gruppo in giardino: da lì a poco, però, la loro fortuna è destinata a mutare. L'improvvisa morte del patriarca lascia la famiglia con numerosi debiti da pagare, per estinguere i quali gli eredi sono costretti a vendere la grande villa dove abitava la madre con i due figli più giovani, la gentile Setsuko, che deve ancora sposarsi, e lo scapestrato Shojiro. Quest'ultimo decide di partire per la Cina, in cerca di fortuna e di un lavoro, mentre le due donne (insieme alla vecchia e fidata cameriera) si trasferiscono in casa del figlio maggiore, Shinichiro. Ma l'ospitalità dura ben poco: fra incomprensioni con la cognata e inaspettate umiliazioni, madre e figlia cominciano un triste vagabondaggio di casa in casa, da fratello a fratello, fino a essere costrette a stabilirsi nella fatiscente casa di famiglia sul mare. In occasione del primo anniversario della morte del padre, Shojiro torna dalla Cina e rimprovera aspramente i fratelli maggiori per le loro mancanze, smascherandone tutte le ipocrisie e le gentilezze di facciata. Invita poi la madre e la sorella a seguirlo in Cina, non prima che Setsuko lo abbia convinto a mettere la testa a posto sposando la sua cara amica Tokiko. E pazienza se quest'ultima è soltanto l'umile figlia di un impiegato: è giunto il momento di mettere da parte l'orgoglio e le pretese di una vita lussuosa (come quelle della sorella Chizuru, che giudicava umiliante il desiderio di Setsuko di mettersi a lavorare) per adattarsi a un futuro che è tutto da costruire e dove la semplicità e la sincerità saranno i veri valori guida.

Realizzato a quattro anni di distanza dall'ultimo lavoro, un periodo durante il quale il regista ha combattutto in guerra (dal 1937 al 1939) e poi ha inutilmente cercato di girare film che vengono bloccati dalla censura e vedranno la luce solo più tardi ("C'era un padre" e "Il sapore del riso al tè verde"), "Fratelli e sorelle della famiglia Toda" è una pellicola fondamentale nella filmografia di Ozu, un passaggio obbligato verso i film degli anni cinquanta (dove il tema della decadenza e della dissoluzione della famiglia sarà una costante) e nella quale è impossibile non riconoscere già in nuce il soggetto di "Viaggio a Tokyo". La trama sembra solo apparentemente estranea agli eventi bellici di quegli anni. Leggendo tra le righe, in realtà, il contesto è ben chiaro (e non potrebbe essere altrimenti): Shojiro va a lavorare in Cina, anche se l'occupazione militare giapponese non è menzionata; ci sono alcuni curiosi riferimenti culturali germanici, seppur in chiave ironica (Shojiro paragona la propria timidezza con le donne al punto debole di Sigfrido); si elogia l'arte di adattarsi a un tenore di vita inferiore a quello cui si era abituati un tempo, e alla necessità di superare le barriere fra le classi sociali; ma soprattutto viene esplicitato in maniera netta come il ruolo della famiglia debba essere quello di mutuo sostegno in tempi di crisi e di bisogno, e come l'unità familiare debba saper resistere agli egoismi della nuova borghesia che la vorrebbero minare. Ozu, comunque, guarda già al futuro, al mondo che verrà dopo la fine del conflitto: che l'insegnamento morale provenga dai membri più giovani della famiglia, secondo alcuni critici (come riportato sull'interessante Castorino di Dario Tomasi) "preannuncia l'affermarsi di una nuova generazione di uomini e donne che adempiranno ai loro doveri verso i genitori e verso la società meglio di quanto non abbiano fatto quelli della generazione precedente". Non a caso il Giappone del dopoguerra sarà caratterizzato da un'enorme frattura generazionale.

Dal lato stilistico, il regista padroneggia perfettamente ogni inquadratura e sfrutta il montaggio in maniera rigorosa ed estremamente funzionale. Nulla viene mostrato per caso, come dimostrano gli inserti con le piantine e la gabbia del merlo che la signora Toda porta con sé ogni volta che si trasferisce in una nuova casa, e che aprono ogni sequenza della pellicola, fungendo da transizione ripetuta, così come le geometrie degli interni (grazie all'uso lineare o prospettico di porte, infissi, pavimenti). Per i ruoli principali, cosa insolita per lui, Ozu ricorre a due attori con i quali non aveva mai lavorato ma che all'epoca erano delle vere star: questo valse al film – oltre al consenso della critica, che non era una novità – soprattutto un grande successo di pubblico, il maggiore mai avuto da Ozu fino a quel momento.

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