O-Sen delle cicogne di carta (K. Mizoguchi, 1935)
O-Sen delle cicogne di carta (Orizuru Osen)
di Kenji Mizoguchi – Giappone 1935
con Isuzu Yamada, Daijiro Natsukawa
**1/2
Rivisto in divx, con sottotitoli in inglese.
Ultimo film muto di Mizoguchi (anche se in realtà una colonna sonora è presente, con brani di musica classica – per esempio di Mussorgsky e Grieg – e un narratore che legge ad alta voce dialoghi e cartelli), è tratto come il precedente "Taki no Shiraito" da un romanzo dello scrittore Kyoka Izumi e si incentra ancora una volta su una figura femminile forte che sacrifica ogni cosa per il successo di un uomo buono ma debole. L'intera vicenda è mostrata attraverso un lungo flashback incorniciato da due sequenze, quelle di apertura e di chiusura, ambientate in un'affollata stazione ferroviaria: fra coloro che attendono l'arrivo dei treni, infatti, ci sono i due protagonisti che – all'insaputa l'uno dell'altra – rievocano la propria vita passata, a partire dal loro primo incontro sotto la luna presso il santuario Kanda Myojin, mentre il vento spazzava via le foglie degli alberi. Il giovane Sokichi era giunto in città con la speranza di iscriversi all'università, ma la mancanza di risorse economiche glielo aveva impedito. Intenzionato a suicidarsi, viene salvato dalla bella O-Sen, che si lascia commuovere dalla sua purezza e lo prende sotto la propria ala protettrice. O-Sen è costretta a lavorare per una banda di malviventi che trafficano in oggetti d'arte e che ne sfruttano la bellezza per organizzare un raggiro ai danni di un anziano monaco. Ma la donna si ribella e, oltre a proteggere Sokichi dalle continue angherie dei banditi, li farà arrestare. Prendendosi cura del giovane come una sorella maggiore (a differenza di Taki no Shiraito, che invece aveva ottenuto dal suo uomo almeno una notte d'amore), accetta di prostituirsi a sua insaputa per pagargli gli studi universitari. Ma verrà accusata di furto e arrestata a sua volta: i due si rincontreranno solo molti anni dopo, quando Sokichi è diventato uno stimato dottore e O-Sen ha ormai perso la ragione.
Il tema del sacrificio femminile è dunque lo stesso del film precedente: un uomo debole e senza personalità riesce ad avere successo nella vita soltanto grazie alla ferrea volontà e al favore di una donna che resta inevitabilmente vittima del destino avverso. Ma lo svolgimento è qui ancor più esplicito ed elaborato: tutti gli uomini che compaiono nella pellicola sono crudeli e insensibili (i truffatori, i poliziotti), oppure deboli o patetici (il monaco e lo stesso Sokichi). I contenuti sono quelli del melodramma, con toni opprimenti e personaggi a tratti un po' stereotipati. La forma, invece, stupisce spesso con rapidi movimenti di camera che a volte appaiono persino superflui (personalmente preferisco la sobrietà di un Ozu). Fra le scene più belle, quella in cui O-Sen estrae dal proprio kimono un origami a forma di cicogna (da cui il titolo del film) e soffiando lo spedisce verso il suo amato prima di essere portata via dalla polizia; e le sequenze nel finale dove la follia della donna è mostrata sovrimponendo le immagini delle sue visioni. La protagonista, Isuzu Yamada, è stata un'attrice prolificissima: oltre ad aver lavorato più volte con Mizoguchi (per esempio nei successivi "Elegia di Osaka" e "Le sorelle di Gion"), la ricordiamo anche in diverse pellicole di Mikio Naruse e ne "Il trono di sangue" e "I bassifondi" di Akira Kurosawa.
2 commenti:
apprezzo moltissimo questa tua rassegna sul grande Mizoguchi. un caro saluto
Grazie a te per le visite... ^^
Ho intenzione di alternare un po' gli Ozu che mi rimangono ai Mizoguchi che sto faticosamente recuperando qua e là.
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