Lola, donna di vita (Jacques Demy, 1961)
Lola, donna di vita (Lola)
di Jacques Demy – Francia 1961
con Anouk Aimée, Marc Michel
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Visto in divx, in originale con sottotitoli inglesi.
Ho deciso di andare alla scoperta di Demy, un autore che da tempo mi incuriosiva ma di cui non avevo mai visto niente, famoso per i suoi film romantici, fiabeschi e musicali. E ho cominciato con "Lola", il suo primo lungometraggio, che nelle intenzioni originali avrebbe dovuto essere – manco a dirlo – una commedia musicale: ma il regista fu costretto a togliere le musiche per problemi di budget (sostituendole con brani classici, come l'Allegretto della settima sinfonia di Beethoven) e nella pellicola resta così una sola canzone, la bella "C'est moi, c'est Lola". Il progetto di realizzare un musical alla francese, comunque, sarebbe stato solo rimandato di qualche anno (fino a "Les parapluies de Cherbourg" del 1964). Ambientato nell'arco di tre sole giornate a Nantes, non lontano dal luogo di nascita del regista, il film segue le vicende di Lola, ballerina di cabaret che spera di ritrovare un giorno Michel (l'uomo che ama sin da ragazza e che sette anni prima era fuggito lasciandola incinta), e di Roland, un giovane irrequieto e annoiato che sogna di partire per mete lontane e che si innamora, non ricambiato, di lei. Attorno ai due protagonisti si muove tutta una serie di personaggi uniti da aspirazioni, timori, desideri o destini in comune: fra questi spiccano un misterioso cowboy in abito bianco e cadillac decappottabile, che potrebbe forse essere il redivivo Michel; il marinaio americano Franky, di stanza a Nantes e occasionale compagno di Lola; la raffinata signora Desnoyers, che ha abbandonato il marito perché giocava d'azzardo (argomento che verrà sviluppato nel successivo film di Demy, "La grande peccatrice"); e sua figlia Cécile, quattordicenne di buone maniere. La sceneggiatura sembra giocare col loro, mettendo in scena coincidenze, incroci e parallelismi e legandoli attraverso nomi, conoscenze, esperienze, passioni, luoghi, frasi e oggetti. Quasi tutti i personaggi, infine, sembrano costantemente in procinto di partire dalla città, minacciano di farlo o lo fanno effettivamente al termine della pellicola. Il film, che si dipana con una disinvoltura quasi onirica che ricorda le giostre del luna park, è introdotto da un proverbio cinese ("Pianga chi vuole, rida chi può") ed è dedicato a Max Ophüls (forse pensando a "La ronde"). Inoltre anticipa molti temi e situazioni che caratterizzeranno le opere successive di Demy: in fondo sembra proprio un musical senza canzoni.
4 commenti:
Oh che meravigliosa coincidenza: è da domenica che, inspiegabilmente, sto pensando a questo film. Grazie per averlo così squisitamente recensito.
Buona giornata
Ale
Grande film, davvero. Per me il miglior Demy insieme ai Parapluies...
Ale: ogni tanto ci si trova in sincronicità! Adesso sto pensando a recuperare un po' dei polar di cui tu parli sempre.
Dan: mi sono appena visto cinque film di Demy in rapida successione (ne scriverò nei prossimi giorni), e mi sono piaciuti davvero tutti. Se proprio devo fare una graduatoria, però, "Les Demoiselles de Rochefort" è stato quello che mi ha deliziato di più, seguito appunto da "Lola" e "Les parapluies".
grande maratona!
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