Les parapluies de Cherbourg (J. Demy, 1964)
Les parapluies de Cherbourg
di Jacques Demy – Francia 1964
con Catherine Deneuve, Nino Castelnuovo
***1/2
Visto in divx, in originale con sottotitoli inglesi.
A Cherbourg, cittadina costiera della Normandia, la diciassettenne Geneviève lavora come commessa nel negozio di ombrelli di sua madre e giura eterno amore al meccanico Guy. Ma quando questi è costretto a partire per la guerra in Algeria, lasciandola incinta, la ragazza si sposa con il distinto Roland, commerciante di diamanti. Geneviève e Guy si rincontreranno quattro anni più tardi, sotto la neve: giusto il tempo per un breve e formale addio. In questo geniale musical – forse il film più celebre di Demy, pervaso da un romanticismo esasperato, lirico e struggente – ogni singola linea di dialogo viene cantata, anche le frasi più insignificanti, mentre gli attori (doppiati) recitano come se si trattasse di una pellicola normale, senza balli o coreografie. Vinse la Palma d'Oro al Festival di Cannes e divenne il trampolino di lancio per la giovane e bellissima Deneuve (dall'aspetto quasi etereo: "come una vergine con bambino"), permettendo a Demy, con l'aiuto del fido compositore Michel Legrand, di realizzare finalmente quel musical all'europea che era un suo progetto sin dai tempi di "Lola" (di cui, in un certo senso, è un sequel: il personaggio di Roland era infatti il protagonista di quel primo lungometraggio, cui fa anche un diretto riferimento). Oltre alla trama, divisa in tre parti (la partenza, l'assenza, il ritorno), spiccano le scenografie che colorano la vera Cherbourg di tinte pastello o toni vivaci, fra porte, corridoi, muri e carte da parati rosa, verde, blu: anche gli ombrelli sono variopinti (almeno quelli esposti nel negozio di Geneviève: ma l'unico acquirente che si vede ne acquista uno nero), mentre il cielo è scosso dal maltempo, dalla pioggia o dalla neve (vedi la bellissima scena finale) e le strade acciottolate sono percorse da gruppi di marinai americani. Se già l'aspetto formale della pellicola fa gridare al capolavoro (l'attenzione ai dettagli, la cura dei costumi e delle scenografie, la colonna sonora), i contenuti non sono da meno, con momenti di sublime sentimentalismo ("Io che sarei morta per lui, perché non sono morta?"). Nonostante la prima impressione, il film è tutt'altro che zuccheroso e consolatorio: l'amore assoluto che viene cantato nella prima parte deve fare i conti con la sua progressiva degenerazione, e i sentimenti idealizzati lasciano il posto alla disillusione. In fondo, "la gente muore d'amore solo al cinema".
2 commenti:
uno dei più bei film della storia del cinema, a mio parere. tanto lieve quanto profondissimo.
Era la prima volta che lo vedevo, ma conto di rivederlo molte volte nei prossimi anni!
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