La storia di Qiu Ju (Zhang Yimou, 1992)
La storia di Qiu Ju (Qiu Ju da guan si)
di Zhang Yimou – Cina 1992
con Gong Li, Liuchun Yang
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Visto in DVD.
Qiu Ju, la testarda moglie di un contadino che vive fra le montagne, vorrebbe che il capo del villaggio si scusasse con lui per avergli dato un calcio "nelle parti basse" (una lite che non ci viene mostrata, perché avvenuta prima dell'inizio del film). La sua ostinazione si scontra con quella dell'uomo, che non intende mostrarsi debole e perdere la propria autorità, e che accetta di rifondere le spese mediche ma non di fare autocritica: la donna si rivolge dunque alle autorità giudiziarie, compiendo – anche incinta – una serie di lunghi e difficili viaggi prima in paese, poi al distretto di polizia e in seguito nella lontana e grande città. Ma alla fine, quando la giustizia verrà finalmente fatta, le lascerà l'amaro in bocca. Primo film di Zhang con un'ambientazione contemporanea e un tono neorealistico, vinse il Leone d'Oro al Festival di Venezia (e il trionfo fu completato con la Coppa Volpi per la miglior attrice a Gong Li, qui imbruttita e infagottata sotto stracci e cappotti). La pellicola ha poi ispirato altre successive opere del regista: l'ostinazione femminile e l'opposizione fra campagna e città si vedranno anche in "Non uno di meno", mentre il rapporto con la giustizia e il tema delle riconciliazioni delle liti verranno poi rivisitati in "Keep Cool". A margine dell'incontro fra Cina antica (vedi le celebrazioni per il capodanno, con le danze tradizionali) e moderna, spicca l'ambientazione rurale e il contrasto fra la gente semplice di campagna e il caos della città piena di insidie: il film venne comunque gradito anche dalle autorità cinesi, perché sottolineava la presa di coscienza sociale dei cittadini. E anche se la fiducia nelle istituzioni a volte traballa, i funzionari appaiono comunque solerti, giusti e coscienziosi. Interessante il tema, qua e là accennato, del controllo delle nascite. Qualcuno ha paragonato l'inquadratura finale del volto di Gong Li a quella di Jean-Pierre Léaud ne "I quattrocento colpi" di Truffaut.
Pessimo il DVD italiano della BIM: il formato dell'immagine è sbagliato (1:33 anziché 1:85), la durata è accorciata (97' anziché i 116' segnati sull'etichetta: ma l'IMDb indica una durata di 101') e soprattutto manca la lingua originale.
2 commenti:
Eh questo è davvero uno Zhang Yimou che rimpiango. Un film che non posso fare a meno di vedere, di quando in quando. Concordo con il tuo giudizio.
Anch'io preferisco lo Zhang Yimou neorealista o storico rispetto a quello dei recenti wuxiapian di arti marziali. Grazie dei commenti sempre puntuali. A presto!
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