10 gennaio 2008

Duello mortale (Fritz Lang, 1941)

Duello mortale (Man hunt)
di Fritz Lang – USA 1941
con Walter Pidgeon, Joan Bennett
***1/2

Visto in DVD.

L'inizio è folgorante: un uomo con un fucile si aggira per una foresta in Baviera, nel 1939. Si apposta nei pressi una residenza di montagna e prende di mira... nientemeno che Adolf Hitler! Ma quando preme il grilletto, non c'è nessun colpo in canna. Si tratta di Alan Thorndike, aristocratico britannico e provetto cacciatore, che dopo aver effettuato safari e battute di caccia in tutto il mondo ha deciso di dimostrare a sé stesso di essere in grado di stanare la preda più ambita, l'uomo più pericoloso del pianeta. Ma da cacciatore si trasforma a sua volta in preda quando viene inseguito dalla Gestapo e da un minaccioso ufficiale in monocolo (un grande George Sanders), a sua volta appassionato di caccia, che vorrebbe costringerlo a firmare la confessione di aver tentato di sparare a Hitler con l'approvazione del governo inglese. Il documento servirà a giustificare la dichiarazione di guerra della Germania: siamo infatti poco prima dell'invasione della Polonia. Aiutato prima da un ragazzino, mozzo su una nave, e poi da una gentile prostituta (che, in ossequio al codice Hays, Lang è costretto a spacciare per una sarta, mettendo in bella evidenza una macchina per cucire nel suo appartamento), il protagonista riesce a raggiungere la nebbiosa Londra, dove però continuerà a essere braccato dai nazisti. Dopo un inseguimento e un duello nel tunnel della metropolitana (che evocano molti film successivi), Thorndike si rifugerà in una grotta in campagna: qui, "in the wilderness" come all'inizio del film, avverrà lo scontro decisivo fra i due contendenti. Nel finale, dopo lo scoppio della guerra, Thorndike si arruolerà nella RAF e si farà paracadutare su Berlino con un fucile di precisione e l'intenzione di compiere veramente l'attentato a Hitler. Film d'avventura e thriller spionistico di alto livello, con tre ottimi interpreti (Pidgeon è simpatico, la Bennett è adorabile), offre molti spunti interessanti: Thorndike è un personaggio che crede di avere la situazione sotto controllo ma è trasportato dagli eventi, come capita spesso ai protagonisti di Lang, ed è costretto a una fuga quasi hitchcockiana. Lo scontro fra i due cacciatori, il lord e il nazista, che si scambiano continuamente i ruoli, è da antologia. Se l'inglese afferma di provare piacere soltanto nello stanare la preda e mai nell'ucciderla, il tedesco ribatte che ogni uomo "può diventare un assassino", e lo svolgersi degli eventi gli darà ragione. Fondamentale la spilla a forma di freccia che adorna il berretto della ragazza e che si rivelerà poi l'arma decisiva nella soluzione del conflitto, tornando addirittura nel finale (è dipinta sulla carlinga dell'aereo che porta Thorndike a Berlino). Ottima la fotografia in bianco e nero, fra ombre, pioggia e nebbia tipicamente europee che offrono un perfetto mix fra i film tedeschi e quelli americani del regista.

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