10 gennaio 2008

Anche i boia muoiono (Fritz Lang, 1943)

Anche i boia muoiono (Hangmen also die!)
di Fritz Lang – USA 1943
con Brian Donlevy, Anna Lee
***

Visto in DVD.

Nella Praga occupata dai tedeschi, il gerarca nazista Reinhard Heydrich (soprannominato "il boia" per la sua crudeltà) viene ucciso in un attentato. Il responsabile, un chirurgo membro della resistenza, è introvabile e le indagini della Gestapo non portano a nulla, anche perché l'intera popolazione della città sembra aiutarlo, boicottando in ogni modo le ricerche. Gli invasori rispondono allora instaurando un regime di terrore: tutti gli intellettuali e i dissidenti vengono arrestati e ogni giorno alcuni di loro vengono fucilati nel tentativo di intaccare la compattezza della popolazione. Ma la resistenza riuscirà a far incriminare dell'attentato nientemeno che una spia tedesca che, frammista a loro, faceva il doppio gioco. "È un complotto", cerca di difendersi questa. "Non dica sciocchezze", ribatte il capo della Gestapo, "Vorrebbe farci credere che tutta Praga stia congiurando contro di lei?". Lungo e complesso, tortuoso e ambiguo, "Anche i boia muoiono" è un lungometraggio che in mano a un regista meno abile di Lang nel creare un'atmosfera intrigante avrebbe potuto degenerare nel solito film di propaganda: invece è l'intenso ritratto di un popolo ostinato e coraggioso, pronto a "morire forse, arrendersi mai", come recitano i versi di una canzone composta da uno degli ostaggi. La commissione di censura per il codice Hays non apprezzò la scelta di "presentare ogni ceco – implicitamente – come un mentitore", e accusò il film di "giustificare la menzogna". Il clima è cupo e ossessivo, le scenografie espressioniste come quelle dei film tedeschi di dieci-venti anni prima, i numerosi personaggi (la pellicola è praticamente corale, soprattutto nella seconda parte) carismatici e ben costruiti: oltre all'attentatore, il dottor Svoboda, combattutto fra il desiderio di costituirsi per salvare le vite degli ostaggi e quello di non cedere al ricatto nazista, spicca su tutti la giovane Nasha, che lo accoglie nella propria casa e che pur di salvarlo mette a rischio il proprio fidanzamento, fingendo che l'uomo sia il suo amante; ma anche la famiglia della ragazza, con il vecchio padre rivoluzionario e il fratellino; l'ispettore Gruber della Gestapo, brillante detective e ostinato mastino al servizio del male (non così diverso dai tanti investigatori "buoni" di altri film); la patetica spia, che viene smascherata perché scoppia a ridere ascoltando una barzelletta su Hitler raccontata in tedesco, dimostrando così di comprendere l'idioma dei nemici che aveva sempre negato di conoscere; i crudeli agenti della Gestapo, pronti a torturare e a uccidere inermi civili, come la donna che vende la frutta al mercato. La storia è ispirata da un fatto realmente accaduto (pare che Bertolt Brecht – al suo unico lavoro per Hollywoood – e Lang stesero il soggetto solo dieci giorni dopo la vera morte di Heydrich). C'è una particina per Lionel Stander, il tassista che all'inizio deve occuparsi della fuga dell'attentatore.

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