Gli uomini che mettono il piede sulla coda della tigre (A. Kurosawa, 1945)
Gli uomini che mettono il piede sulla coda della tigre (Tora no o wo fumu otokotachi)
di Akira Kurosawa – Giappone 1945
con Denjiro Okochi, Kenichi Enomoto
**1/2
Rivisto in DVD, con Martin.
Con la seconda guerra mondiale non ancora conclusa, Kurosawa avrebbe dovuto dirigere un film storico chiamato "La spada sguainata": il progetto venne sospeso per mancanza dei cavalli necessari nelle scene di battaglia, tutti requisiti dall'esercito. Al suo posto, il regista girò questo piccolo film (dura meno di un'ora), tratto da un celebre testo del teatro kabuki e ambientato nel dodicesimo secolo, che racconta della fuga del principe Yoshitsune Minamoto e dei suoi seguaci, guidati dal samurai Benkei, attraverso un posto di blocco fra le montagne. Travestiti da monaci, i samurai vengono accompagnati da un portatore, l'unico personaggio umoristico della pellicola, interpretato dal comico Enoken (Kenichi Enomoto), la cui mimica facciale ricorda a tratti addirittura quella di Totò. Ma la presenza di questo character così kurosawiano spiazzò il pubblico, che non apprezzò il tono picaresco dato a un episodio così importante e drammatico della storia feudale giapponese. Accompagnato da alcuni suggestivi cori del teatro No, il film affascina per il rigore della messa in scena e la compostezza dei personaggi (eccetto, naturalmente, Enoken): la forza e il vigore di Benkei, la grazia e la sensibilità di Yoshitsune, la nobiltà dello stesso "cattivo" Togashi, che forse addirittura riconosce il travestimento dei suoi rivali ma li lascia passare per premiare il loro coraggio. Nonostante il ruolo preponderante di Enoken, Benkei mi è sembrato il personaggio più importante del film, un samurai per il quale "l'uomo vale più delle regole astratte" (come dice Aldo Tassone) e che arriva al punto di percuotere il suo stesso padrone pur di far credere che si tratti soltanto di un servitore. A guerra conclusa, il film fu vietato perché accusato di essere portatore dei valori del Giappone feudale, e uscì nelle sale soltanto nel 1952.
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