Les affaires publiques (R. Bresson, 1934)
Affaires publiques, aka Les affaires publiques
di Robert Bresson – Francia 1934
con Béby, Andrée Servilanges, Marcel Dalio
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Visto su YouTube, in originale.
Innamorata del cancelliere (Béby) della rivale repubblica di Crogandie, la principessa (Servilanges) del regno di Miremie parte in aereo per raggiungerlo, innescando un incidente diplomatico fra le due nazioni. La prima pellicola realizzata da Robert Bresson (a lungo ritenuta perduta, ma di cui negli anni ottanta è stata ritrovata una copia – in condizioni non proprio ottime – negli archivi della Cinémathèque Française) è un cortometraggio comico-surrealista, lontano anni luce dalla cifra stilistica sobria e drammatica che caratterizzerà i suoi lungometraggi nel dopoguerra. Si tratta infatti di una farsa scatenata, colma di gag che si prendono gioco della pomposità e delle cerimonie di stato (si passa dall'inaugurazione di una statua talmente noiosa da far addormentare tutti, all'esercitazione in una caserma di pompieri imbranati e pasticcioni, per terminare con il varo di una nave che affonda non appena lascia il porto). Che Bresson abbia scelto di esordire alla regia con una commedia (anche la sceneggiatura è sua, sia pure con la collaborazione di André Josset e Paul Weill) non deve però sorprendere: il cineasta francese era infatti un grande ammiratore di Charles Chaplin, e probabilmente si è ispirato anche a Max Linder, a René Clair e ai fratelli Marx. Gran parte dei ruoli comici sono affidati a Marcel Dalio, che interpreta ben quattro parti: lo speaker radiofonico, lo scultore, il comandante dei pompieri e l'ammiraglio navale. L'immagine della donna aviatrice, assai popolare in quegli anni (si pensi anche alla Katharine Hepburn de "La falena d'argento" o alla Dolores Del Rio di "Carioca"), è senza dubbio ispirata ad Amelia Earhart. Béby (vero nome Aristodemo Frediani) era un clown di origini italiane. Fra le numerose comparse ci sono i pagliacci del Cirque d'Hiver e le ragazze del Teatro Pigalle e delle Folies Bergère. La colonna sonora è di Jean Wiéner, con cui Bresson collaborerà anche negli anni sessanta.
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