31 gennaio 2007

Tokyo-ga (W. Wenders, 1985)

Tokyo-ga (id.)
di Wim Wenders – Germania 1985
con Chishu Ryu, Werner Herzog
***

Visto in DVD, con Martin, in originale con sottotitoli.

In occasione di una visita in Giappone a vent'anni dalla morte di Yasujiro Ozu (il regista più amato da Wim Wenders, e anche uno dei miei preferiti), il cineasta tedesco ha voluto girare un documentario che mescola testimonianze e interviste a persone che hanno lavorato con il maestro nipponico (il suo attore feticcio Chishu Ryu, l'operatore Yuharu Atsuta) con un "diario di viaggio" che mostra aspetti curiosi e particolari di Tokyo e dei suoi abitanti. Si va da curiosità "tipiche" per un turista occidentale, come le sale dei Pachinko o gli alberghi dove si può giocare a golf sui tetti (e dove lo scopo del gioco è completamente dimenticato: non lo si pratica per mandare la palla in buca, ma semplicemente per celebrare e perfezionare l'armonia del movimento), a immagini più insolite e personali come la visita a uno studio dove si producono i fac-simili di cera delle pietanze che vengono esposte all'esterno dei ristoranti; l'occhio di Wenders vaga qua e là mostrando immagini dei picnic collettivi sotto i ciliegi in fiore (una pratica denominata "hanami") ed esibizioni di gruppi di giovani appassionati di musica e cultura americana degli anni cinquanta, gli schermi televisivi presenti all'interno dei taxi e il panorama che si può scorgere dalla Torre di Tokyo. E ovviamente, c'è anche una visita alla tomba di Ozu, mentre qui e lì compaiono altri registi come Werner Herzog e Chris Marker. Il risultato è interessante proprio nel suo spaziare da una cosa all'altra, e riesce a comunicare l'interesse e la passione di Wenders per il Giappone, per le immagini video, per la riproduzione della realtà, per i rapporti familiari: tutti temi presenti nelle sue opere di quel periodo e successive.

2 commenti:

ernesto ha detto...

"non lo si pratica per mandare la palla in buca, ma semplicemente per celebrare e perfezionare l'armonia del movimento"

Molto poetico, ma la verità è che non c'è abbastanza spazio per campi da golf in città, e spostarsi su un campo vero richiede tempo e molto denaro. Perciò se gli innumerevoli impiegati costretti a imparare il golf per compiacere i propri capi vogliono imparare anche solo a colpire la pallina e a farla volare nella direzione voluta, devono necessariamente rivolgersi a posti come quello.

Ciao!
ERNESTO

Anonimo ha detto...

interessante, lo recupererò.