L'arte del sogno (M. Gondry, 2006)
L'arte del sogno (La science des rêves)
di Michel Gondry – Francia 2006
con Gael García Bernal, Charlotte Gainsbourg
**1/2
Visto al cinema Apollo, con Hiromi.
L'introverso Stephane, tornato dal Messico a Parigi dopo la morte del padre, è costretto a mettere da parte le proprie tendenze creative di illustratore, inventore e aspirante crononauta per dedicarsi a un lavoro noioso, quello del compositore di calendari. Nel frattempo si innamora della vicina di pianerottolo, ma inizialmente le nasconde persino di abitare al suo fianco. Timido, insicuro e caratterizzato da un confine fra sogno e realtà piuttosto labile, il ragazzo si perde tra visioni oniriche, pensieri in libertà e situazioni surreali. Il mondo dei sogni è per lui altrettanto reale, se non di più, di quello in cui è costretto a vivere, e lo domina attraverso un finto studio televisivo dal quale presenta, dirige e modifica il contenuto dei propri sogni. Al suo terzo lungometraggio, il regista di "Se mi lasci ti cancello" torna a girare in Francia ma come protagonista sceglie un attore messicano, quel Gael García Bernal che ultimamente sta davvero spopolando (negli ultimi dodici mesi avrò visto cinque-sei film con lui), affiancandogli noti volti francesi come Miou-Miou, che interpreta la madre, e l'irresistibile Alain Chabat (che ammiro sin dai tempi del Karamazov di "Quattro delitti in allegria") nei panni di Guy, l'imprevedibile collega sessuomane. Le molteplici scene oniriche sono arricchite e movimentate da un profluvio di effetti speciali che coraggiosamente rinunciano alla computer graphic in favore dell'animazione a passo uno, fra animali di peluche, nuvole di cotone, automobili di cartoncino e fiumi di carta stagnola. Il risultato è esteticamente "caldo" e old-fashioned, proprio come dovrebbe essere un buon sogno. Surreale, metafisico, e piuttosto divertente: forse però gli manca un tocco di genialità in più, per intenderci quella che avrebbe potuto fornire un Charlie Kaufman (lo sceneggiatore dei primi due film di Gondry).
1 commento:
"però gli manca un tocco di genialità in più, per intenderci quella che avrebbe potuto fornire un Charlie Kaufman (lo sceneggiatore dei primi due film di Gondry)." sono pienamente d'accordo anche se mi basta anche così, ad avercene.
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